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Il contributo degli italiani al giornalismo in Cile (1862-1922)

Anche in Cile, sin dai tempi più remoti che evocano alla mente le timide ondate migratorie dall’Italia, corrispondenti, più o meno, al primo decennio post-unitario (1861 – 1871), il contributo della nostra Comunità al giornalismo locale non fu affatto trascurabile, come cercherò di dimostrare qui di seguito, utilizzando in parte uno studio che fu approntato esattamente un secolo fa, in occasione della pubblicazione di un interessantissimo testo dedicato a quanto avevano fatto gli italiani in Sud America durante la recente “Grande Guerra”[1].

Santiago del Chile nel 1860

Il giornalismo italiano in Cile dal 1862 al 1922

Le prime tracce di un serio tentativo, da parte dei non tantissimi italiani residenti in Cile (molto pochi rispetto a quelli che si erano insediati in Argentina, Brasile e Uruguay), di dar vita ad una propria attività pubblicistica periodica risale al lontano 1862, segno evidente che comunque già in quel frangente la nostra Comunità era numericamente cresciuta rispetto al periodo preunitario. Fu proprio in quel contesto storico, ad un anno dalla proclamazione del Regno d’Italia (17  marzo 1861) che il commerciante italiano Giuseppe Portaluppi, originario della Lomellina (Pavia) ed uno dei fondatori (nel 1858) della 6^ Compagnia Pompieri “Cristoforo Colombo” [2], della quale era Tenente, dava alle stampe, in quel di Valparaiso, la città che, qualche decennio dopo, avrebbe dato vita ad una delle più cospicue Comunità italiane della Nazione Andina, un giornale settimanale al quale diede il promettente titolo di “Corriere d’Italia”.

Il primo numero di El Mercurio di Valparaiso

Il periodico si proponeva di offrire ai lettori la cronaca dei più importanti fatti e avvenimenti succeduti sia in Patria che nello stesso Cile, pubblicando i propri numeri nei giorni 8, 15, 23 e 30 di ogni mese. Sfortunatamente, però, il giornale non ebbe molta fortuna, anche perché in quel frangente storico gli italiani che si potevano permettere il lusso di acquistarlo erano veramente pochi. Fu così che il Portaluppi, fu costretto ad abbandonare l’impresa, completamente sfiduciato. Ma la sua eredità fu raccolta da un altro volenteroso, Luigi Pagnoni, un affermato imprenditore del settore tipografico (a Milano era stati titolare di una celebre tipografia e Casa Editrice) che in seguito abbraccerà la carriera Diplomatica, divenendo Vice Console d’Italia a Valparaiso. Il Pagnoni volle, infatti, mantenere in vita sia la testata che la stessa idea di un periodico destinato agli italiani. Nonostante le buone intenzioni dell’editore milanese, verso la fine del 1865 le disillusioni avrebbero avuto il sopravvento sull’entusiasmo, tanto è vero che il glorioso “Corriere d’Italia” cessò d’esistere per sempre. Dovettero, quindi, passare ben venticinque anni, prima che si registrassero nuovi coraggiosi tentativi. Fu, infatti, solo nel corso del 1890 che iniziarono le pubblicazioni periodiche i giornali “L’Eco d’Italia”, stampato e diffuso in Santiago, e “L’Italia”, letto, invece, dagli italiani di Valparaiso. Riguardo al primo, ricordo che fu fondato da Carlo Piva, grazie ai fondi elargiti da Pietro Carlucci e Edoardo Provasoli, affermati imprenditori locali. Nonostante i pronostici e, soprattutto, la grande diffusione che il periodico aveva avuto nella stessa Capitale, ad un anno circa dalla sua prima uscita, “L’Eco d’Italia” fu giocoforza coinvolto nella bufera mediatica che si scatenò contro l’allora Presidente della Repubblica Cilena, José Manuel Balmaceda.

L’estratto del giornale “L’Italia”

Il giornale fu, infatti, accusato di essersi occupato oltre misura di questioni politiche che non gli competevano, al punto da essere poi costretto a chiudere i battenti, nel settembre del 1891. Per quanto riguarda, invece, il giornale “L’Italia”, sorto a Valparaiso, aggiungo, invece, che il suo primo numero apparve il 6 settembre del 1890. A fondare il periodico erano stati  Riccardo Bagnara e Giulio De Cecchi, mentre fra i suoi primi collaboratori troviamo il Cav. Giovanni Ghio, un affermato pubblicista di origini liguri che sette anni dopo ne avrebbe assunto la Direzione, incarico al quale avrebbe dedicato oltre un ventennio, praticamente sino alla morte. Ebbene, mentre la rivoluzione contro il Presidente Balmaceda travolgeva, come dicevo prima,  il solerte “L’Eco d’Italia”, “L’Italia” di Valparaiso riusciva ad affermarsi, imponendosi anche nella stessa Santiago, peraltro distinguendosi anche nell’organizzazione del primo Congresso degli Italiani in Cile, importantissima riunione che si tenne nella stessa Capitale il 21 e il 22 settembre del 1910[3]. Alla sua guida, dopo la scomparsa di Giovanni Ghio, nel corso del 1919, succedette Eugenio Camillo Branchi, che mantenne la carica Direttoriale dal giugno al novembre dello stesso ‘19. Da tale data e sino al 1° aprile 1920, il giornale rimase, invece, affidato alle cure dell’Amministratore Virgilio Bozzano, il quale passò di lì a poco la Direzione ad Aldo Carminati, validamente aiutato da Manlio Benedettelli.

La testata, che ben presto avrà un’incredibile diffusione in tutto il Paese era stata, nel frattempo, acquistata dalla “Società Editrice Italiana”, sorta nel 1897, vanto anch’essa dell’operosa Comunità italiana in Cile. Ebbene, accanto ai giornali storici sin qui citati, i quali, nel corso degli anni avrebbero avuto una grande rilevanza anche dal punto di vista politico, soprattutto dopo l’avvento del fascismo in Italia, sorsero anche giornali e riviste che possiamo definire “minori”. È il caso di “L’Italia Illustrata”, fondata nel novembre del 1896 da Annibale Visconti, e che malgrado gli sforzi di questi e del suo collaboratore, Carlo Zorzi, abilissimo disegnatore, cessò di pubblicare al suo terzo anno di vita. Nel 1905 fu, invece, dato alle stampe il periodico “La Voce della Colonia”, che di lì a qualche tempo avrebbe mutato il titolo in “Italia-Cile”, peraltro pubblicando i propri numeri sia in italiano che spagnolo, dando così la possibilità di far meglio conoscere l’Italia in Cile ed il Cile in Italia, nobilissima idea che avrebbe certamente favorito le relazioni fra i due Paesi. Il 1905 vide, poi, nascere anche un giornale satirico, “La Comedia Umana”, il quale, benché redatto nella sola lingua spagnola, si proponeva il fine di utilizzare il messaggio della critica e, quindi, della satira politica anche per correggere i non pochi mali che attanagliavano la Comunità degli italiani in Cile.

Valparaiso nel 1865

Non ebbe lunga vita dopo essersi trasformato in una rivista rivolta ai soli stranieri. Sempre in lingua spagnola fu pubblicato “El Pensamiento Latino”, diretto dal Prof. Enrico Piccione, il quale non sopravvisse anch’esso al faticoso sforzo di tenere unità l’intellettualità italiana in Cile, la quale, distratta dagli affari e dalla politica locale, purtroppo  molto spesso cangiante, non gli avrebbe concesso il proprio sostegno. Il giornale fu così soppresso. Ricordo, infine, “La Gazzetta degli Italiani” e “Le Pagine degli Italiani”. In verità, e mi avvio a conclusione, vari furono i contributi di giornalisti italiani “ospitati” all’interno di giornali cileni, spesso in apposite rubriche. È il caso di “El Ferrocarril” di Santiago, e “La Unión di Valparaiso”, sui quali comparivano, di sovente, articoli dedicati alla nostra ormai consistente Comunità. Nei primi anni ’20, termine temporale della mia analisi, volendo fare un quadro di ciò che avvenne tra gli italiani in Cile giusto un secolo fa, ebbe vita in Santiago una nuova rivista quindicinale, la “Ausonia”, finalizzata a far conoscere non solo il progresso industriale e commerciale che avrebbe interessato la considerevole Colonia italiana, ma anche i rapporti economici fra Italia e Cile, peraltro oggetto di speciali accordi politico-diplomatici, dei quali ho già trattato in altri saggi.

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

 

[1] Cfr. Gli italiani nel Sud America ed il loro contributo alla guerra 1915 – 1918, Buenos Aires, Edizione Arrigoni e Barbieri, 1923.

[2] Cfr. Gerardo Severino, I 150 anni della Sesta Compagnia Pompieri Cristoforo Colombo di Valparaiso, in <<Italia Estera>>, n. 29 febbraio 2008.

[3] Cfr. “Il Primo Congresso degli Italiani in Cile”, in <<Rivista Coloniale. Organo dell’Istituto Coloniale Italiano>>, n. III-IV del 25 aprile – 10 maggio 1911, p. 43.