La Fratellanza Italiana. Un lembo d’Italia a Bogotà
Avevo fatto parzialmente cenno alla gloriosa Società “Fratellanza Italiana”, operante a Bogotà, lo scorso anno, allorquando proposi ai lettori di questo seguitissimo portale storico l’affascinante vicenda dei Marchesiello, gli emigranti dell’Italia Meridionale che avevano fatto fortuna proprio in Colombia, divenendo una delle più importanti famiglie della piccola Comunità insediatasi a Bogotà[1]. La loro sistemazione, nel bellissimo Paese del Sud America, era avvenuta all’indomani della riapertura dei rapporti diplomatici tra i due Paesi, i quali si erano interrotti in relazione al noto “Caso Cerruti”[2]. Con essa riprese, seppur lentamente a partire dal 1895-96, l’emigrazione dall’Italia, ma soprattutto si rinvigorì, nel Paese Sudamericano, il ruolo che gli stessi italiani avevano sin lì avuto, anche riguardo alla vita socio-economica, alla quale avrebbero contribuito in vari settori. Da tale ripresa ne scaturì la necessità di fondare, anche in Colombia ,una Società o Associazione mutualistica che non solo avrebbe avuto il compito di aiutare economicamente e logisticamente i nuovi emigrati giunti dal “Bel Paese”, ma avrebbe garantito, nei decenni a seguire, i nobili valori e le tradizioni che ognuno degli emigranti s’era portato dietro, lasciando, spesso per sempre, la “Terra dei Padri”.
Bogotà, ottobre 1896, nasce la “Sociedad italiana de ayuda mutua y caridad
(Società di Mutuo Soccorso e Beneficenza) – Fratellanza Italiana”
Nel novembre del 1896, grazie al <<Bollettino del Ministero degli Affari Esteri>>, in Italia si venne a sapere che: <<Nello scorso ottobre si è fondata in Bogotà una Società Italiana di mutuo soccorso e beneficenza, accolta con tanto maggior entusiasmo da quella nostra colonia, inquantoché è il primo sodalizio italiano che sorge nella capitale della Colombia>>[3]. La “Sociedad italiana de ayuda mutua y caridad” mutuò parte della sua denominazione dalla gloriosa “Fratellanza Operaia Italiana di Mutuo Soccorso”, sorta a Roma alcuni anni prima, la quale rispondeva totalmente agli obiettivi che si erano dati i fondatori. Si trovava, in quel frangente storico, a reggere la carica di Console Generale d’Italia in Colombia il Comm. Giuseppe Pirrone, con il grado di Ministro Residente, coadiuvato dal Cav. Lorenzo Codazzi, Vice Console. A loro va indubbiamente ascritto il merito di aver reso possibile sia l’iniziativa in sé, sia la concessione delle opportune autorizzazioni governative locali. La neonata Società, che appena l’anno dopo avrebbe mutato denominazione, assumendo quella definitiva di “Fratellanza Italiana”[4], aveva preso spunto da un importante sodalizio, composto anch’esso da emigrati italiani, la “Società italiana di Beneficienza”, fondata a Panamá nel 1883, da trentasei nostri connazionali che da anni vivevano in quella città, che allora faceva parte della stessa Colombia. In verità, tutto ciò avveniva a distanza di oltre vent’anni dalla fondazione, avvenuta nella stessa Bogotà, nel corso del 1873, della “Sociedad de Socorros Mutuo”, istituita da circa un’ottantina di artigiani e agricoltori colombiani.
La “Fratellanza Italiana”, per la quale, nel 1897, fu emanato un apposito Statuto (pubblicato nello stesso anno a cura della Tipografia Salesiana di Bogotà) fu composta – come del resto era accaduto e accadeva anche in altri Paesi del Centro-Sud America – da personaggi ben in vista della Colonia italiana, tanto da costituire una vera e propria élite. Il suo nucleo originario fu di quarantasei membri, destinati a crescere nel corso dei decenni successivi. A Presiederla ci avrebbe pensato per molti anni l’imprenditore dolciario Stefano Milano, uno dei 12 titolari di Aziende interamente italiane operanti ancora nel 1908 nella sola Bogotà[5]. Ricordiamo che in Colombia, a cavallo fra Ottocento e Novecento, la nostra Comunità era composta per lo più da ricchi mercanti e piccoli proprietari terrieri. In realtà, primi anni di vita della “Fratellanza Italiana” coincisero con i faticosi tentativi finalizzati ad incoraggiare l’emigrazione dall’Italia, pianificando l’impiego di manodopera italiana sia nelle grandi attività agricole che nello sfruttamento del sottosuolo. Molto importante fu, poi, il ruolo che la Società ebbe nel campo dell’educazione minorile, in virtù della quale la “Fratellanza” tentò di far convivere le classi sociali in un ambiente di per sé poco disponibile. Grazie alla sua intermediazione, agli inizi del Novecento, furono accettate nello storico Collegio de La Merced fanciulle e ragazze di ogni estrazione sociale.
Il risultato non mancò di sminuire il filantropico obiettivo, in quanto tale scelta avrebbe provocato in breve il ritiro delle allieve delle famiglie più benestanti di Bogotà, offese dalla mancanza di selezione. Il Presidente Stefano Milano, unitamente al Prof. Enrico Costa ed Egidio Conti, avrebbe, poi, rappresentato gli italiani di Colombia al primo Congresso degli Italiani all’estero, che si tenne a Roma dal 18 al 23 ottobre 1908 e continuò a Torino, dal 29 al 32 dello stesso mese[6]. Tre anni dopo, nel 1911, in occasione del 2° Congresso degli Italiani all’Estero, che si tenne a Roma, l’11 giugno, in Campidoglio, alla presenza del Re d’Italia, gli italiani stanziati in Colombia furono rappresentati ancora da alcuni membri della “Fratellanza Italiana”, tra i quali il celebre Ingegnere e Architetto, Pietro Contini, Edoardo Riboli e lo stesso Stefano Milano[7]. Un ruolo molto determinante fu esercitato, dal nobile Sodalizio mutualistico, durante gli anni della “Grande Guerra”, in un contesto nel quale la “Fratellanza” si trovava sotto la Presidenza di Natale Mario Bertieri, con il Segretario Biagio Buraglia. Il primo era un noto commerciante all’ingrosso di vini, oli, liquori, lane, sete, ecc. (titolare della “Società Bertieri & Rimolo”), un personaggio ben conosciuto, ma soprattutto grandemente considerato dalla Intellighenzia locale, oltre, ovviamente che dalla locale Regia Legazione italiana, che nel 1915 era retta dal Marchese Enrico Durand de la Penne, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario.
Composta da non più di un migliaio di residenti, la Comunità italiana vivente a Bogotà, proprio grazie al ruolo sostenuto dalla Società “Fratellanza Italiana”, in collaborazione con il locale Comitato della “Croce Rossa Italiana” (allora Presieduto dallo stesso Ing. Pietro Cantini) si prodigò come poteva, pur di far affluire in Patria le somme ricosse grazie alle opportune sottoscrizioni, ovvero raccolte in occasione di eventi mondani. Ne furono esempio tangibile lo spettacolo organizzato nell’agosto del 1915 presso il “Teatro Colon”, ove si esibì con enorme successo la celebre “Compagnia Lirica Mancini”, evento che fruttò 1.000 dollari americani, così come lo spettacolo che si tenne il 21 agosto 1917 presso il “Salone Olimpia”, sempre a Bogotà, nel corso del quale furono raccolte ben 12.000 lire. Ridotta sensibilmente nel numero dei soci (scesi a trentuno nel 1923) all’indomani della fine della Prima guerra mondiale, la Società rafforzò ancor di più l’aspetto morale, tanto da consolidare ancor di più il legame tra i suoi componenti, commemorando, quindi, la Patria lontana non solo nelle tradizionali e storiche feste istituzionali, quale quella dello Statuto, ma, dal 1919 in poi, anche in quelle patriottiche, quali il 24 maggio e il 4 novembre, inizio e fine della partecipazione italiana alla “Grande Guerra”. Nei primi anni Venti – è opportuno evidenziarlo – anche a causa del richiamo in guerra di molti italiani residenti nelle Americhe, la Comunità italiana vivente in Colombia era scesa a circa 700 unità, dei quali 510 circa erano di sesso maschile e 190 di sesso femminile.
Una maggiore presenza di nostri connazionali veniva registrata allora nel Distretto di Barranquilla (circa 415 persone, che nel 1922 avevano dato vita ad un “Club Italiano”), mentre gli altri due Distretti (Bogotà e San José de Cùcute) ne contavano, in proporzione un numero minore (circa 140 ciascuno)[8]. Ciò determinò la nascita di apposite Scuole. Dal 1924 in poi, gli italiani che vivevano in Colombia avrebbero, infatti, dato vita a ben 12 Scuole primarie, che davano ospitalità a circa 530 allievi, ma anche a vari “Fasci di Combattimento”, chiamati, assieme alla “Fratellanza Italiana”, alla “Croce Rossa” e al “Club Italiano” di Barranquilla a svolgere <<una fervente e attiva opera di italianità>>[9]. La Società mutualistica “Fratellanza Italiana” continuò ad operare a Bogotà anche negli anni seguenti, praticamente sino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, tanto che nel 1940 viene ancora indicata come l’unica Associazione fra italiani operante nella Capitale Colombiana[10]. Molto probabilmente, la sua eredità fu raccolta, nel 1951, dalla neo costituita “Società italiana di Assistenza Mutua”[11], istituita nella stessa Bogotà, la quale avrebbe perpetuato non solo la tradizione del remoto Sodalizio ottocentesco, da un punto di vista etico e morale, ma soprattutto avrebbe assistito i nuovi emigrati che ancora una volta, mossi dai soliti problemi socio-economici, furono costretti a lasciare l’Italia, speranzosi di porre, anche nell’ospitale Colombia, le basi per una vita più decorosa, dopo il recente dramma della Seconda guerra mondiale. Ma questa è un’altra storia…
Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare
[1] Cfr. Gerardo Severino, Storia della famiglia Marchesiello, vanto della comunità italiana in Colombia”, in www.giornidistoria.net 9 febbraio 2023.
[2] Cfr. Gerardo Severino, Italia-Colombia, un’amicizia che dura da 180 anni, speciale www.reportdifesa.it, 11 ottobre 2023.
[3] Cfr. Ministero degli Affari Esteri, <<Bollettino del Ministero degli Affari Esteri>>, n. 34, novembre 1896, p. 17.
[4] Cfr. “Le Società Italiane all’estero”, in Ministero degli Affari Esteri, <<Bollettino del Ministero degli Affari Esteri>>, n. 2, aprile 1898, p. 44.
[5] Cfr. <<Guida Commerciale d’Italia e delle Colonie Italiane all’Estero – Anno 1908>>, Roma, 1908, p. LXI.
[6] Cfr. Istituto Coloniale Italiano, Atti del Primo Congresso degli Italiani all’Estero (ottobre 1908), Roma, Cooperativa Tipografica Manuzio, 1908.
[7] Cfr. “Il II Congresso degli Italiani all’Estero”, in <<Rivista Coloniale. Organo dell’Istituto Coloniale Italiano>>, f.lo 5, 26 maggio 1911, p. 91.
[8] Cfr. Censimento della Popolazione Italiana all’estero nel 1923 – Argentina – Bolivia – Columbia – Equatore, Roma, Tipografia delle Cartiere Centrali, 1923, p. 44.
[9] Sull’argomento vgs. Gerardo Severino, Ubaldo Chiara. Dai duelli aerei della Grande Guerra alla Regia Legazione Italiana in Colombia, ovvero storia di un asso dell’aviazione militare prestato alla Diplomazia (Voghera, 1895 – Bogotà, 1936), Catania, Edizioni Akkuaria, 2024, p. 100.
[10] Cfr. Partito Nazionale Fascista, Dizionario di Politica, vol. I A-D, Roma, Istituti dell’Enciclopedia Italiana Treccani, 1940, p. 511.
[11] Cfr. Ministero Affari Esteri, Archivio Storico Diplomatico, Direzione Generale Italiani all’Estero, Ufficio I DGE, Collettività italiane all’estero (1912 – 1956), busta 12, f.lo 2, “Società italiana di assistenza mutua in Bogotà” (1951 – 1953).