La preghiera del marinaio: origini e storia
Chi non si è lasciato trasportare dalla bellezza di un tramonto sul mare, o dall’estasi di una mareggiata, o semplicemente ha liberato i propri pensieri, le proprie aspirazioni contemplando l’orizzonte blu, infinito. Il mare da sempre affascina l’uomo e da sempre costituisce un’immensa risorsa per l’umanità intera. Il mare divide, ma nello stesso tempo unisce i popoli, le razze, le tradizioni; e chi del mare ne ha fatto la propria ragione di vita nutre per quest’elemento, molto spesso ostile all’essere umano, un profondo rispetto.
“Poche persone possono dare del tu al mare e quelle poche non lo fanno”, è un antico adagio con il quale viene iniziata al grande fratello blu la “gente di mare”, a monito del rispetto e della venerazione che ogni marinaio deve al mare.
Ed è per questo che fin dall’antichità ogni operatore del mare ha rivolto ad esso la massima venerazione.
Anche le Marine da guerra non sono state esenti a tali rituali. In particolare proprio 113 anni fa la Regia Marina introdusse una consuetudine che si è tramandata fino ai nostri giorni e che ancor oggi riscalda i cuori e gli animi di chi batte l’onda a bordo delle cosiddette navi grigie.
Il 23 febbraio del 1902, infatti, in occasione della consegna della bandiera di combattimento all’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi nel porto di Genova, veniva per la prima volta recitata a bordo di una nave da guerra italiana l’attuale Preghiera del Marinaio.
Autore della preghiera fu lo scrittore Antonio Fogazzaro, che la scrisse nel 1901, sollecitato dal vescovo di Cremona, monsignor Geremia Bonomelli.
Il comandante in seconda del Garibaldi, capitano di fregata Gregorio Ronca, fervente cattolico, pensando alle necessità spirituali del suo equipaggio, ritenne infatti necessaria la stesura di una preghiera che fosse “piena di fuoco patriottico e di fede”. Fu così che si rivolse ad una nobildonna livornese sua conoscente, la marchesa Eleonora Pallavicini, nata Barraco, la quale a sua volta interpellò monsignor Bonomelli.
Successivamente, l’allora ministro della Marina, ammiraglio Costantino Morin, concesse l’autorizzazione al Garibaldi di recitarla in navigazione prima dell’ammaina bandiera, “quando l’equipaggio è schierato a poppa”.
Da allora tale consuetudine si diffuse rapidamente su tutte le navi della flotta, tanto che nel 1909 la Preghiera del Marinaio era già comunemente conosciuta e ne era obbligatoria la lettura a bordo.
“[…] Preghiera di uomini di mare, breve, ardente e forte […]”, come ebbe a scrivere monsignor Bonomelli, la Preghiera del Marinaio viene attualmente letta, oltre che prima dell’ammaina bandiera in navigazione, anche al termine delle messe a bordo, nelle caserme e negli stabilimenti della Marina e alla conclusione delle funzioni religiose celebrate in suffragio di marinai deceduti.
Nel catalogo delle produzioni librarie dell’Ufficio Storico della Marina (clicca qui per leggere il catalogo) è presente il libro Preghiera vespertina per gli equipaggi della R. Marina da Guerra ovvero La Preghiera del Marinaio, di Gino Galuppini – edizione 2012 a cura di Stephan Jules Buchet e Franco Poggi, nel quale viene proposta la genesi, la storia e la diffusione della preghiera attraverso documentazione e carteggi inediti dell’epoca.
La Preghiera del Marinaio è indubbiamente una delle tradizioni incontaminate della Marina che ancora oggi contribuisce a rafforzare, soprattutto nei momenti di difficoltà, lo spirito degli equipaggi delle nostre “navi grigie”.
Una mirabile disamina ne fece Mons. Valerio Tanchio, l’allora Ispettore per la Marina Militare, in un articolo uscito nel numero di ottobre 2009 del Notiziario della Marina, che riproponiamo. Leggi l’articolo: preghiera del marinaio
(L.M.)
La preghiera del marinaio
A Te, o grande eterno Iddio,
Signore del cielo e dell’abisso,
cui obbediscono i venti e le onde, noi,
uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d’Italia,
da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori.
Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione.
Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,
comanda che le tempeste ed i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terrore di lei;
fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave,
a lei per sempre dona vittoria.
Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,
benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare.
Benedici!