La preghiera del marinaio. Storia e origini
Era il 23 febbraio 1902 quando, in occasione della consegna della bandiera di combattimento all’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi nel porto di Genova, la “Preghiera del Marinaio” veniva recitata per la prima volta a bordo di una nave da guerra italiana.
A comporre i suoi versi fu lo scrittore e poeta vicentino Antonio Fogazzaro nel 1901, sollecitato dal vescovo di Cremona, monsignor Geremia Bonomelli, suo intimo amico, che invitò l’autore a scrivere una composizione che potesse avvicinare i marinai allo spirito religioso.
Antonio Fogazzaro era un autore affermato e il suo nome era ampiamente conosciuto in ambito internazionale. Egli era impegnato sia sul piano pubblico che su quello politico ed era vicino al Movimento Cattolico Riformatore che si proponeva di avvicinare la religione alla cultura moderna. Lo scrittore pertanto accettò volentieri e compose quella che, in origine, fu intitolata “Preghiera Vespertina per gli equipaggi della Regia Marina da guerra” e che è arrivata fino ai nostri giorni come “La Preghiera del Marinaio”.
Pervaso dall’idea che anche gli equipaggi delle navi da combattimento dovessero avere una preghiera alla quale affidarsi e nella quale accrescere il senso di appartenenza, il comandante in seconda del Giuseppe Garibaldi, capitano di fregata Gregorio Ronca, fervente cattolico, si rivolse ad una nobildonna livornese sua conoscente, la marchesa Eleonora Pallavicini, la quale a sua volta interpellò monsignor Bonomelli, cui stava a cuore lo spirito religioso dei marinai.
Fu così che l’anno precedente, nel 1901, a Genova, il Comitato delle dame genovesi offrì la Bandiera di combattimento al Giuseppe Garibaldi, nelle mani del comandante, capitano di vascello Cesare Agnelli. In tale occasione il Comitato fece anche dono di un labaro in seta bianca sul quale la marchesa Pallavicini aveva fatto ricamare la “Preghiera Vespertina per gli equipaggi della Regia Marina da guerra”.
Durante la lettura il comandante Agnelli si commosse al punto di chiedere all’allora al Ministro della Marina, Costantino Morin, l’autorizzazione per poterla recitare sulla propria nave durante la cerimonia dell’ammaina bandiera. In seguito al gesto del comandante Agnelli la preghiera divenne una tradizione che si diffuse rapidamente e divenne un’abitudine diffusa anche nelle altre navi della flotta.
Dal 1909 la Preghiera Vesperina di Fogazzaro divenne nota con il nome di “Preghiera del Marinaio” e fu resa obbligatoria come lettura a bordo.
Antonio Fogazzaro riuscì a trasfondere i sentimenti dei Marinai italiani in poesia, componendo così una preghiera che fosse una forma di atto scaramantico volto a tutelare la sorte di chi affidava la propria vita all’incostanza dei flutti marini.
Possiamo suddividere la preghiera, scritta sotto sembianze poetiche e patriottiche, in tre fasi.
A Te, o grande eterno Iddio,
Signore del cielo e dell’abisso,
cui obbediscono i venti e le onde, noi,
uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d’Italia,
da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori.
In questa prima parte si esaltano le note poetiche e marinare arrivando ad appellarsi a Dio quasi in forma pagana assimilandolo a colui che governa le onde e le tempeste.
Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione.
Da’ giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,
comanda che le tempesta ed i flutti servano a lei;
poni sul nemico il terrore di lei;
fa’ che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,
più forti del ferro che cinge questa nave,
a lei per sempre dona vittoria.
Questa seconda parte è permeata dall’afflato patriottico che animava i cuori della gente dell’epoca e incarna perfettamente lo spirito di servizio verso la propria nazione e la vocazione combattente militare della Marina.
Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti.
Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,
Benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare.
Benedici!
Come ogni preghiera, la chiosa finale, rappresentata dalla formula religiosa “Benedici”, più volte ripetuta, si concretizza nella richiesta di protezione, di clemenza, di tutela da ogni male che riassume in sé il senso profondo di ogni atto di fede riconoscendo l’umano limite.
Dopo la morte di Fogazzaro, avvenuta il 7 marzo 1911, il manoscritto della preghiera passò nelle mani della contessa Carolina Colleoni Giustiniani Bandini che, nel gennaio 1928, lo donò alla Marina nella persona del Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel. Il testo autografo fu quindi consegnato all’Ufficio Storico della Marina che tutt’ora lo conserva nel suo archivio.
Della Preghiera del Marinaio sono state nel tempo realizzate diverse versioni musicali; fra queste, quella dell’ammiraglio Giulio Valli, risalente agli anni ‘20, e quella datata 1944 del Maestro Italo Stella. Ultima, in ordine cronologico quella dell’attuale direttore della Banda della Marina Militare, Capitano di Vascello Antonio Barbagallo che ha adottato un approccio quasi filologico, individuando nelle tre fasi sopra descritte altrettante situazioni musicali: l’introduzione, la marzialità del “Salva ed esalta…”, il pathos dell’invocazione finale.
La “Preghiera del Marinaio” rappresenta un autentico atto di Fede e amor di Patria. Nessuno può dirsi marinaio se almeno una volta durante il proprio servizio in armi sul mare non abbia ascoltato o recitato la “Preghiera del Marinaio”. Simbolo di una delle tradizioni più pure della Marina Militare, la preghiera vespertina sostiene da oltre 24 lustri lo spirito e la coesione degli equipaggi della Marina Militare.
Oggi, oltre a connotare i momenti che precedono l’ammaina bandiera durante la navigazione, la Preghiera del Marinaio trova spazio anche al termine delle messe a bordo, nei presidi della Marina e al termine delle funzioni religiose istituzionali e celebrate in suffragio di marinai deceduti, declinando attraverso i suoi sacri versi i valori di Patria e Onore sui quali si fonda, ora come allora, la Marina Militare.
Contr. Leonardo Merlini
Direttore Museo Tecnico Navale di La Spezia