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La storia della Regia Aeronautica nella Campagna di Russia presentata al Museo Gianni Caproni di Trento

Una storia nella storia della campagna di Russia, quella della Regia Aeronautica, al seguito del Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR) e dell’ARMIR. Un capitolo poco conosciuto del libro della Seconda guerra mondiale che al Museo “G. Caproni” di Trento è stato aperto il 20 luglio 2024 non solo per ripercorrere il contesto storico politico dell’Italia chiamata dentro il conflitto dal 10 giugno 1940, ma soprattutto per capire il coinvolgimento degli uomini in uniforme azzurra nell’operazione Barbarossa.

Un momento della presentazione del libro al Museo Gianni Caproni di Trento

“La storiografia al riguardo è ampia e variegata” ha sottolineato lo storico e ricercatore Lorenzo Gardumi della Fondazione Museo Storico del Trentino introducendo Paola Verde, tenente colonnello medico sperimentatore di volo dell’Aeronautica Militare e Vincenzo Grienti, giornalista e divulgatore storico, autori del volume La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia (1941-1943) edito da Rivista Aeronautica.
“Il libro costituisce il secondo lavoro dedicato alla storia e all’attività della Regia Aeronautica sui più diversi teatri operativi del secondo conflitto mondiale – ha sottolineato Gardumi -. Il volume segue infatti la pubblicazione de La Regia Aeronautica nel Dodecaneso curato dal generale ispettore capo Basilio Di Martino. È uno studio approfondito che spiega le ragioni strategiche e tattiche delle soluzioni adottate dai vertici della Regia Aeronautica per mantenere l’operatività dei reparti aggregati prima al Corpo spedizione italiano in Russia e poi all’8ª Armata italiana sul fronte orientale. Il volume – aggiunge lo storico – analizza l’impatto che questa missione ha avuto sul personale e sugli equipaggi di volo degli aerei da ricognizione e da trasporto, sui piloti impegnati nella scorta ai bombardieri e nella caccia. Gli autori prendono in esame anche gli aspetti legati ai dispersi e ai prigionieri la cui sorte è rimasta sconosciuta fino ad oggi, nonché le problematiche logistiche in ambiente ostile”. Sulla campagna di Russia e sull’impegno della Regia Aeronautica Lorenzo Gardumi ha ricordato i volumi di Mario Rigoni Stern, Giulio Bedeschi, Giusto Tolloy e molti altri scritti nell’immediato secondo dopoguerra mentre più recentemente ha ricordato le pubblicazioni di Maria Teresa Giusti (La campagna di Russia, Il Mulino, 2018) e Raffaele Pannacci (L’occupazione italiana in Urss, Carocci, 2023) ma anche il libro Ali nella steppa di Nino Malizia per diversi anni fonte per ricercatori e appassionati.  Da non dimenticare gli studi e le ricerche di Giorgio Scotoni con cui proprio Lorenzo Gardumi insieme a Quinto Antonelli firmano uno splendido volume dal titolo Ritorno sul Don. La guerra degli italiani in Unione sovietica 1941-1943 (Fondazione Museo Storico Trento, 2012)

“Il nostro studio è frutto di un lavoro durato quasi quattro anni – ha spiegato il giornalista e saggista Vincenzo Grienti-. Abbiamo iniziato dalla ricerca d’archivio presso l’Ufficio Storico dell’Aeronautica Militare, ma anche nell’Archivio Centrale dello Stato. E’ un lavoro di ricerca scientifica che colma un vuoto storico, ma che punta soprattutto attraverso i primi due capitoli a fotografare il contesto politico e storico in cui maturò l’invio dei militari italiani sul fronte orientale, così come quello di piloti e specialisti. E’ una storia poco conosciuta perché quando si parla di campagna di Russia il pensiero collettivo corre alle operazioni militari terrestri e alla tragica ritirata, o meglio – ha aggiunto Grienti – a quello che è stato un vero e proprio ripiegamento”.

Un Macchi C.200 all’aeroporto di Stalino sul fronte orientale

I primi due capitoli del libro, la cui prefazione è a firma del generale ispettore capo Basilio Di Martino, tra i più importanti storici dell’Aeronautica Militare in Italia e all’estero, ripercorrono le scelte che portarono l’Italia di Mussolini a partecipare all’operazione Barbarossa nonostante l’impegno italiano al fianco della Germania di Hitler non era molto gradita da diversi generali dello Stato Maggiore del Fuhrer.

“Il coinvolgimento delle truppe italiane – ha sottolineato Grienti – fu fortemente voluta da Mussolini per due ordine di motivi: rafforzare l’immagine del regime nell’opinione pubblica e, sotto il profilo strategico e politico, in caso di vittoria dei Paesi dell’Asse. Al riguardo – ha aggiunto il giornalista – la bibliografia è sterminata e alle pubblicazioni storico-scientifiche si affiancano anche quelle storico-divulgative. Infatti, resta importante al fine di interessare e coinvolgere le persone, specialmente i più giovani, usare un linguaggio semplice e immediato che possa veicolare la storia e stimolare all’approfondimento. Certamente La guerra al fronte russo (Mursia, 1964) del generale Giovanni Messe, comandante del CSIR, è sicuramente una pietra miliare così come i volumi pubblicati dall’Ufficio Storico dell’Esercito Italiano. CI sono, però, anche libri come quello scritto da un protagonista come Egisto Corradi, sottotenente degli alpini e autore de La ritirata di Russia (Longanesi, 1965). Esistono però scritti come quello di Aldo Valori, a fascicoli, e diversi reportage come quelli di Lamberti Sorrentino che per la rivista Tempo scrisse del generale Enrico Pezzi”.

La prima pagina del Corriere della Sera

Proprio all’ambiente ostile e degli aspetti medici e sanitari è dedicato un capitolo mai scritto prima “frutto di un approfondimento che tocca vari ambiti: dalle pomate utilizzate per non congelare volto, mani e piedi visto che i nostri piloti volavano su velivoli scoperti fino all’equipaggiamento con le tute elettroriscaldate o al vitto speciale per i giorni di volo – ha detto il tenente colonnello dell’Aeronautica Militare Paola Verde -. Abbiamo messo sotto la lente di ingrandimento anche le azioni dei gruppi, delle squadriglie e i dettagli relativi ai protagonisti, molti di loro caduti in azione o dispersi, come nel caso del generale Enrico Pezzi al quale abbiamo dedicato anche in appendice la storia del mistero del Pipistrello, così come chiamavano l’S.81, e del capitano pilota Giorgio Iannicelli, entrambi decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Inoltre, vengono presi anche in esame gli aspetti legati ai dispersi e ai prigionieri, la cui sorte è rimasta sconosciuta fino ad oggi, e i velivoli italiani che parteciparono al conflitto”.

La copertina del volume edito da Rivista Aeronautica

Grande interesse hanno inoltre suscitato le storie dei piloti che parteciparono alla campagna di Russia come nel caso di Antonino Lo Schiavo, citato dal tenente colonnello Verde, di Loris Nannini, Alessandro Quercetti, Carlo Ruspoli e molti altri.

Una serata che ha visto una grande partecipazione di pubblico e che, ancora una volta, rende il Museo “G. Caproni” non solo un luogo della memoria delle imprese aviatorie degli italiani, ma anche un centro di cultura per non dimenticare la storia dell’Italia che è fatta da grandi protagonisti. Per quanti oltrepassano l’ingresso del Museo “G. Caproni” di Trento è come entrare dentro un viaggio nella storia dell’aeronautica italiana, non solo dei velivoli, ma anche dei piloti.

l Museo Caproni è il primo museo aziendale italiano e tra i primi a esporre una collezione aeronautica di livello mondiale. Sin dai suoi primi anni di attività, Gianni Caproni e la moglie Timina decidono di conservare all’interno delle officine alcuni degli aerei più importanti tra quelli prodotti anziché procedere alla loro dismissione. Nel corso degli anni la collezione si arricchisce di velivoli realizzati da altre aziende e di una cospicua raccolta di opere d’arte. Questa scelta, nel 1929, porta alla fondazione del Museo di Taliedo, in provincia di Milano. Inaugurata nel 1992, la sede di Trento ospita un’importante collezione di velivoli con alcuni pezzi d’inestimabile valore.

Uno degli SVA-9 che partecipò al leggendario volo su Vienna in esposizione al Museo Gianni Caproni di Trento

Dal primo luglio 2019 la gestione del Museo è affidata alla Fondazione Museo storico del Trentino. Pioniere dell’aviazione, Gianni Caproni nasce a Massone di Arco il 3 luglio 1886. Ottenuta nel 1908 la laurea in ingegneria civile, rimane affascinato dal volo e avvia assieme al fratello Federico un’impresa per la progettazione e produzione di aeroplani, alcuni dei quali trovano poi impiego nel corso della prima guerra mondiale. A partire dalla Grande Guerra, il legame con lo Stato italiano diviene indissolubile e l’avvento del fascismo e della sua politica espansionistica e militare favorisce la progressiva crescita dell’azienda e la sua trasformazione in gruppo industriale con numerosi stabilimenti in Italia e all’estero.

Una storia industriale di successo che si va progressivamente esaurendo nel secondo dopoguerra, in un contesto economico e politico profondamente mutato: rimane una delle testimonianze più importanti nella storia dell’aviazione mondiale.

Dopo la scomparsa di Gianni Caproni, avvenuta a Roma il 27 ottobre 1957, tutto il patrimonio è custodito dalla famiglia: soprattutto la figlia Maria Fede prosegue nella valorizzazione delle collezioni, della documentazione e nel continuo arricchimento.

Giulio Marsili

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