L’affascinante storia di Oreste Cilento, il fotografo della famiglia Matarazzo (1865 – 1924)
Agli inizi degli anni Novanta dell’Ottocento, ne ho già fatto cenno in altri miei contributi dedicati all’emigrazione italiana in Sud America, nello Stato e nella grandiosa città di Säo Paulo, facenti parte della neonata Repubblica federativa del Brasile, sorta a seguito del “pronunciamiento” che il 15 novembre 1889 aveva spodestato l’Imperatore, Don Pedro II, la cospicua Colonia italiana che vi si era andata formando nel corso degli anni vedeva in Francesco Matarazzo il suo più importante e autorevole rappresentante. Creatore di un vero e proprio impero economico, che ben presto ne avrebbe fatto uno degli uomini più ricchi d’America, con la creazione delle celebri “Industrie Riunite F. Matarazzo”, l’intrepido emigrante italiano, futuro “Conte di Licosa” per nomina Regia, ebbe il merito di istituire nella bellissima Capitale Paulista una vera e propria Corte, alla quale entrarono a far parte, chiamati direttamente dalla lontanissima terra natia, Castellabate e il Cilento, il fior fiore di professionisti, mecenati, artigiani e operai specializzati, molti dei quali impiegati, anche dopo la sua morte (nel 1937) presso la varie fabbriche che la Casa aveva aperto in varie località del Brasile, così come in Argentina.
Säo Paulo, tra il 1889 e gli inizi del Novecento sarebbe diventata il “centro economico” della Repubblica, attirando dall’Italia e dall’Europa altre migliaia e migliaia di “braccia” . La Capitale dello Stato Paulista si trasformerà in una sorta di “corte dei miracoli” della potentissima Famiglia Matarazzo, laddove, oltre che nelle Aziende di famiglia, molti degli oriundi Cilentani (ma anche Salernitani in generale) troveranno impiego anche presso i vari Enti Assistenziali eretti dallo stesso mecenate di Castellabate, primo fra tutti il benmerito Ospedale “Umberto I”. Ebbene, tra le tante professioni e arti di spiccato sapore italiano, Don Francesco Matarazzo volle che dalla sua amatissima Terra giungessero anche degli artisti, operanti sia nel mondo dell’arte vera e propria che nelle professioni ad essa collegate (abbiamo esempi di bravissimi gioiellieri e orafi, come lo era stato Attilio Maurano, sempre di Castellabate, che a Säo Paulo aprirà una filiale della celebre Casa Cartier). Dal Cilento raggiunsero, quindi, il Brasile anche dei bravissimi fotografi, come lo era Oreste Cilento (questo era anche il suo cognome, oltre che l’origine geografica), il quale avrebbe aperto nella stessa Capitale uno dei più avviati Studi d’Arti Fotografiche, frequentato, oltre che dalla numerosa famiglia Matarazzo, della quale ritrasse anche l’imponente molino (poi oggetto di un’apposita cartolina postale) anche dal bel mondo Paulista. Ad Oreste Cilento, la cui vicenda professionale – completamente sconosciuta in Italia – è stata immortalata in Brasile, sia nei testi di storia paulista che in quelli dedicati alla storia della fotografia in America, ho il piacere di dedicare, a cento anni dalla sua morte, il presente saggio, per la realizzazione del quale debbo molto al carissimo amico Massimiliano Pisu, che ha personalmente eseguito le relative ricerche genealogiche.
Da Rutino a Säo Paulo do Brasil (1865 – 1916)
Oreste Domenico Luigi Cilento, questo è il nome completo del nostro protagonista, vide la luce in quel di Rutino, importante centro agricolo dell’entroterra Cilentano, il 19 dicembre del 1865, figlio di Matteo, un affermato pittore originario di San Mauro Cilento , e di Clementina Mercurio, nata nella stessa Rutino. Compiuti gli studi dell’obbligo, Oreste scelse, come professione proprio quella del padre, avendo sin da bambino avuto una certa propensione per il mondo dell’arte. Ed è proprio questa la professione che egli dichiarò allorquando si recò presso il Regio Distretto Militare di Campagna, per sostenervi la tradizionale visita di leva. sul finire degli anni Ottanta, appena conclusi i canonici tre anni di “vita militare”, Oreste decise di cambiar vita e, quindi, di seguire il flusso migratorio che dal Cilento, in particolare, e dalla Provincia di Salerno, in generale, portava dritto in Brasile, ove, come è stato già ricordato in premessa, la Colonia di emigranti italiani viveva in buone condizioni di vita, anche per merito di Don Francesco Matarazzo, affabile e generoso con tutti i suoi “paesani”. La famiglia Cilento – non lo avevamo ancora detto – era legata ai Matarazzo anche da vincoli di parentela, volendo ricordare l’Avv. Adolfo Cilento, nativo di Castellabate, il quale aveva sposato la sorella di Don Francesco, Carmela Matarazzo . Ben presto, il pittore originario di Rutino avrebbe aperto in città quello che assumerà le vesti di uno dei più grandi “Studi Fotografici”, il quale passerà alla storia con il titolo di “Estabelecimento Photographico de Oreste Cilento”, attivo in Avenida Rangel Pestana, 116, Largo do Braz, nell’aristocratico e omonimo Quartiere do Braz. In città era già noto un grande fotografo italiano, Michele Rizzo, con studio in Rua Direita, 10C e poi 55, artista con il quale Oreste Cilento intratterrà una grande amicizia, anche a livello familiare. Lo “Studio Cilento” fu concepito come un vero e proprio “Atelier”. Negli ampi locali che lo caratterizzavano vi era naturalmente anche la sala d’attesa, arredata con grande gusto e piena di confort.
Nello studio propriamente detto, come si può notare da una rarissima immagine del 1906, vi di trovava un armamentario di oggetti. Caratterizzato da immensi lucernari (prima dei flash, erano essenziali per scattare foto, in quanto lasciavano entrare la luce naturale), lo studio era stracolmo, infatti, di arredi, suppellettili e oggetti d’arte che servivano per creare le scene che di volta in volta venivano scelte quale sfondo per il ritratto artistico da eseguire “in posa”. Dal celebre “Estabelecimento Photographico de Oreste Cilento” – lo abbiano già detto – passò la più agiata aristocrazia Paulista, ma anche tanti e tanti emigrati di variegata origine geografica, tutti desiderosi di inviare in Patria le foto della propria famiglia. Molte di esse sono in vendita, nei vari siti online, spesso acquisitati dai collezionisti, così come dagli studiosi di fotografia. Nel giro di un paio di anni, il Maestro Cilento fece fortuna, tanto da potersi permettere un bel matrimonio, ovviamente con una conterranea, la signorina Caterina Fimiano, anche lei originaria della Provincia di Salerno. E fu proprio da Caterina che Oreste divenne padre, il 19 aprile del 1894, di Matheos, il figlio prediletto che verrà battezzato il successivo 4 agosto presso la Chiesa di Nostra Signora dell’Assunta. A Matteo, chiamato così in onore del nonno paterno, seguirà poi Marianno Ettore, nato nell’agosto del 1895, Raffaele, venuto alla luce il 3 ottobre 1896, Hugo Augusto, nato il 18 dicembre 1897, Giuseppe, del quale non abbiamo ulteriori notizie, Americo, nato il 21 aprile 1902, Catarina Giovanna, nata il 20 ottobre 1904, e, infine, Mario, venuto alla luce nel corso del 1907. Gli affari andavano abbastanza bene, nonostante la spietata concorrenza. Nella prima decade del Novecento, si contavano, infatti, in Säo Paulo ben 34 studi fotografici, gran parte dei quali gestiti da italiani, ragion per cui il lavoro iniziò lentamente a scarseggiare. Oreste Cilento e la sua famiglia rimasero, tuttavia, in Brasile, molto probabilmente, sino alla fine della “Grande Guerra”, attendendo, invano, il rientro dal fronte del figlio Giuseppe, che, a differenza di Matteo, che, invece, ebbe salva la vita e tornò ai suoi cari, fu dichiarato “disperso” nell’ottobre del 1917. Il giovane era partito volontario per l’Italia il 29 ottobre dell’anno prima .
Lo Studio Fotografico “Oreste Cilento” a San Paolo del Brasile
Oreste Cilento e, molto probabilmente l’intera famiglia, fece ritorno in Patria nel corso del 1919, appena ripresero le comunicazioni marittime, interrotte da qualche anno a causa dei frequenti affondamenti, anche di navi passeggeri, da parte dei sommergibili austro-tedeschi. Anziché sistemarsi a Rutino, ove nel 1916 era morto, nel frattempo, il padre, Matteo, Oreste scelse, come residenza definitiva, la città di Salerno, ove, inizialmente in Via Umberto I, n. 9 e, in seguito, in Via Duomo, n. 14, gestì uno dei più importanti “Studi Fotografici” del capoluogo di provincia Campano . Anche in questo caso, la produzione del Cilento fu davvero incredibile, come ci confermano le decine di ritratti da lui realizzati e tuttora in offerta presso i siti online destinati ai collezionisti. Nel 1920, a dimostrazione della fama che lo attorniava anche in Italia, Oreste Cilento fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, da parte del Re Vittorio Emanuele III. Nel relativo decreto, la nomina viene seguita dal titolo di “Artista fotografo” . E fu, la sua, anche un’attività alquanto “redditizia”, tanto da essere annoverata in un resoconto del Ministero delle Finanze relativo al 1924, laddove risulta percepire un reddito annuo pari a £. 1.400 . Ma il 1924 fu anche l’anno nel quale Oreste Cilento si congedava dalla vita. Il nostro protagonista morì, infatti, nella stessa città di Salerno alle ore 3.30 del 7 novembre, compianto dalla moglie, dai figli e da quanti lo avevano apprezzato e amato. La sua salma verrà inumata nello stesso Cimitero Monumentale Salernitano tre giorni dopo . Con la sua morte, il celebre “Atelier fotografico” fu ereditato dal figlio primogenito, Matteo, che lo avrebbe trasferito nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele, ove continuò ad operare, e per molti anni ancora. In realtà la storica azienda di famiglia ne risultò alquanto svilita, se non altro riguardo alla tradizionale funzione di “fabbrica di ritratti in posa”. Sopraffatti dall’avvento della macchina fotografica tascabile, che praticamente, soprattutto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, iniziò a diffondersi a macchia d’olio anche nel Meridione d’Italia, molti celebri “Atelier” scomparvero dalle scene, ovvero furono ridimensionati a mere stamperie per le foto altrui. Ma questa è un’altra vicenda…
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Militare