“L’Escluso” di Patrizia Figini
“Quella mattina mio padre mi prese per mano e mi portò al mercato per vendermi”.
Questa frase apre la narrazione del libro “ L’escluso”, introducendo il lettore nella vita di un bambino qualsiasi che diverrà ventenne nell’anno 1860, data cruciale per i destini di molti uomini e per le sorti di un Paese che, dopo secoli di dominio straniero, sta per unirsi sotto un’unica bandiera: quella italiana.
Ma le cose, così come ci sono state trasmesse anche nelle aule scolastiche, non sono così semplici come sembrano. Suo suolo italico si scontrano Borboni contro Sabaudi, ma anche Francesi contro Austriaci, Irlandesi, Papalini, Garibaldini, Inglesi; l’elenco sembra infinito per un Paese che non può vantare enormi distese.
Gli scontri tra giovani e vecchi, moderati e rivoluzionari, credenti e scienziati avvolgono l’animo del giovane protagonista il quale, come mille altri della sua generazione, deve decidere da che parte stare.
L’esplorazione interiore andrà di pari passo con il viaggio fisico, partendo dalla Lombardia , per districarsi fino al centro Italia, con una sosta in una grande città del Sud.
L’opportunismo messo sempre di fronte all’idealismo, l’interesse personale di fronte a quello collettivo, questo e molto altro scorre tra le righe de “L’escluso” la cui stesura è stata, come sempre, supportata da un rigoroso studio delle fonti e dalla volontà dell’autrice di riportare in vita volti poco noti e luoghi scomparsi.
Un impegno a voler scrostare il Risorgimento da quella patina di miele e zucchero della quale è stato ricoperto e mostrarlo al pubblico, soprattutto italiano, per quello che è: un’epoca fatta di persone che hanno sofferto, scelto e sperato.