Mare Mater. La nave dei bambini: al Teatro Vascello di Roma tutti a bordo della Nave Asilo “Caracciolo”
Il teatro si incontra con la storia e i racconti di mare e di uomini. Anzi di una donna e dei fanciulli che vissero l’esaltante e allo stesso tempo unica ed esclusiva esperienza di essere “caracciolini”. Sì perché gli scugnizzi napoletani che con amore e dedizione furono accolti da Giulia Civita Franceschi “sulla nave”, per citare il titolo dell’articolo che Matilde Serao scrisse dopo essere stata a bordo della Caracciolo, non dimenticarono mai gli insegnamenti di vita e scolastici ricevuti. Una storia, quella di Giulia Civita Franceschi e di Nave Caracciolo che è diventato un progetto teatrale che si è avvalso della documentazione archivistica messa a disposizione dal Museo del Mare di Napoli e di varie tre pubblicazioni che vanno dal catalogo della mostra foto-documentaria Da scugnizzi a marinaretti, a cura di Antonio Mussari e Maria Antonietta Selvaggio, e del volume La nave come seconda nascita della stessa Maria Antonietta Selvaggio (Edizioni Scientifiche e Artistiche, 2014). Il prezioso archivio è stato messo a disposizione dal Museo Del Mare, grazie allo spazio e alla disponibilità della Marina Militare Italiana.
Lo spettacolo ha debuttato in una versione site-specific al Molo San Vincenzo di Napoli nell’ambito del Napoli Teatro Festival edizione 2016. Negli anni tra il 1913 e il 1928, Napoli fu al centro dell’interesse pedagogico internazionale per un esperimento educativo straordinario, che si realizzò sulla Nave-Asilo Caracciolo, una pirocorvetta in disuso, donata, dopo anni di onorato servizio dalla Regia Marina alla città di Napoli, grazie ad una legge speciale, del 1911. A dirigere la Caracciolo fu chiamata la signora Giulia Civita Franceschi (1870-1957) figlia del noto scultore toscano Emilio Franceschi. La nave, fu ufficialmente assegnata alla sua guida solo in qualità di “delegata” da David Levi Morenos – scienziato e filantropo, primo istitutore delle “Navi-Asilo” in Italia – perché all’epoca non era consentito ad una donna di poter dirigere un’istituzione educativa pubblica.
In circa quindici anni la nave accolse oltre 750 bambini e ragazzi detti appunti “caracciolini”, provenienti per lo più dai quartieri spagnoli, recuperati dalla loro condizione di abbandono e indirizzati ai mestieri del mare in prospettiva di una vita sana, civile e dignitosa. Il metodo educativo definito “sistema Civita” fu apprezzato da Maria Montessori e dai pedagoghi del tempo che visitarono la nave. La Caracciolo non si limitò ad essere una scuola di addestramento ai mestieri marittimi, ma fu piuttosto una “comunità”, in cui ogni fanciullo veniva rispettato, incoraggiato e valorizzato nelle proprie tendenze, “aiutato individualmente a migliorarsi e a svilupparsi in modo armonico”.
Nel 1928, il governo fascista allontanò Giulia Civita Franceschi dal suo incarico. Nel Ventennio, infatti, tutte le istituzioni educative furono inglobate nell’Opera Nazionale Balilla. L’esperienza pedagogica della nave Caracciolo, della sua educatrice e dei numerosi ragazzi saliti a bordo “scugnizzi” e sbarcati uomini, è il cuore del lavoro teatrale ideato da Fabio Cocifoglia, il ritratto di una donna innovativa e della sua azione educativa che ha lasciato un’impronta profonda e indelebile.
Quella della Caracciolo non fu un’esperienza isolata. Il 13 luglio del 1911, su proposta del ministro della Marina, è autorizzata la costituzione di un Consorzio fra ministero della Marina, dell’Interno, della Pubblica Istruzione e degli enti locali della città di Napoli per l’istituzione e l’esercizio di una nave asilo sulla nave radiata Caracciolo, concessa dallo Stato affinché essa accolga allievi e faccia istruire nella professione marittima orfani della gente di mare del compartimento marittimo di Napoli e infanzia abbandonata di quella città. La costituzione del Consorzio e l’approvazione dello statuto avverranno per decreto il 28 giugno del 1912.
Il ministero della Marina, inoltre, è autorizzato a cedere gratuitamente alla “Società veneta di pesca e acquacoltura” la nave Scilla che già nel 1904 era stata data in consegna a detta società per farne sede in Venezia della scuola di pesca ed istituirvi un asilo per i figli dei pescatori del litorale adriatico.
Scopo nobile e benefico perseguito dalla Marina che arricchisce il contenuto sociale dei provvedimenti a favore della gente di mare.
Per saperne di più sulle “Navi Asilo” leggi anche
LA Nave Asilo Caracciolo (RaiStoria)
Navi asilo, e i bimbi studiavano in Marina (Avvenire 2 settembre 2015)
La storia delle Navi Asilo e dei “Montessori del mare” (Tv2000, 19 luglio 2016)
Un esperimento educativo straordinario. La “nave asilo” Caracciolo a Napoli (Indire – 15 luglio 2016)
Il mare redentore. La straordinaria esperienza della Nave Asilo “Caracciolo” (Indire)
21 giugno 1914. Le Navi Caracciolo e Scilla diventano asilo (Difesa on line)