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22 febbraio 1931. Il varo di Nave Amerigo Vespucci, il veliero più bello del mondo

Ha solcato i mari di tutto il mondo e percorso oltre ottocentomila miglia. Tre alberi inconfondibili per il veliero più bello del mondo varato il 22 febbraio 1931 dal Regio Cantiere di Castellammare di Stabia. Sui 101 metri di lunghezza, dall’albero di bompresso a poppa, sono passate decine di generazioni di allievi ufficiali. “L’Amerigo Vespucci” non è solo una nave, ma un’idea, un progetto e centinaia di equipaggi destinati a rimanere nella storia. La volontà di realizzare due unità per l’addestramento dei futuri comandanti della Regia Marina si fece strada nel 1925 per iniziativa dell’Ammiraglio Giuseppe Sirianni, Ministro della Marina. A lavorarci sopra venne chiamato il tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi. L’ingegnere si ispirò ai vascelli dell’Ottocento. La prima delle due unità, il Cristoforo Colombo era entrato in servizio nel 1928 e venne impiegata come nave-scuola fino al 1943, ma alla fine della Seconda guerra mondiale fu ceduta all’Unione Sovietica come risarcimento dei danni di guerra. L’Amerigo Vespucci entrò in servizio il 4 luglio 1931, al comando del capitano di vascello Augusto Radicati di Marmorito e partì per la sua prima campagna addestrativa. Destinazione: nord Europa.

Al rientro dalla prima Campagna d’istruzione, il 15 ottobre 1931 ricevette a Genova la Bandiera di Combattimento, offerta dal locale Gruppo UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia). Dalla sua entrata in servizio la nave ha svolto ogni anno attività addestrativa, sospesa nel 1940, a seguito dell’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Oltre a numerose brevi campagne in Mediterraneo, effettuate per lo più nel periodo primaverile e autunnale, da quella del 1931 al 2020 l’Amerigo Vespucci ha effettuato ben oltre 80 Campagne di Istruzione a favore degli Allievi della 1ª Classe dell’Accademia Navale di Livorno, di cui 42 in Nord Europa, 23 in Mediterraneo, 4 in Atlantico Orientale, 7 in Nord America, una in Sud America e due nell’ambito dell’unica circumnavigazione del globo, compiuta tra il maggio 2002 ed il settembre 2003, periodo nel quale la Nave è stata coinvolta nelle attività connesse con l’edizione della America’s Cup del 2003 in Nuova Zelanda. Le Campagne di Istruzione, svolte nel periodo estivo, hanno una durata media di tre mesi e toccano per lo più porti esteri; durante tali Campagne, quindi, l’attività della nave che principalmente svolge una formativa-addestrativa, si arricchisce dell’aspetto di presenza e di rappresentanza. Un ruolo di Naval Diplomacy che contribuisce ad affermare l’immagine nazionale e della Marina Militare all’estero.

Fernand Braudel, nel suo libro Il Mediterraneo ai tempi di Filippo II sottolinea l’esistenza di un legame profondo tra la “storia degli uomini” e la “storia delle cose” in cui il mare non è mai un luogo periferico rispetto alla terra. Anzi è uno spazio vitale, centrale e sussidiario nel cammino dell’umanità. E’ proprio questo legame tra l’uomo e il mare che contribuisce a fare dell’Italia un Paese marittimo dove il mare è il vero protagonista e gli uomini di mare sono portatori di una “cultura dell’equipaggio” fondata sul sacrificio, l’impegno, la fatica, la solidarietà, la reciprocità e nella maturazione di un’idea: quella di equipaggio. Su nave Vespucci questa idea di “bene comune” diventa sempre più nitida dal primo giorno in cui ogni allievo sale a bordo del vascello. Tutti insieme, nessuno indietro e avanti tutta sfidando le onde e i venti, ma nel rispetto del mare. Ed è proprio questo quello che avviene a bordo del veliero più bello del mondo. Una nave la cui altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana mentre il bompresso sporge per 18 metri e questo rende l’idea della secolare tradizione in cui ci si trova immersi una volta oltrepassata la scaletta dell’unità navale.

Quando venne varata nel 1931 presso il Regio Cantiere di Castellamare di Stabia c’erano le autorità militari, civili e religiose così come il progettista, l’ingegnere Francesco Rotundi, un tenente colonnello del Genio navale, e la madrina del varo, la signora Elena Cerio. Venne consegnata alla Regia Marina il 26 maggio 1931, entrò in servizio come nave-scuola il successivo 6 giugno, aggiungendosi alla gemella Cristoforo Colombo, di tre anni più anziana, e costituendo con essa la Divisione Navi Scuola al comando dell’Ammiraglio Domenico Cavagnari. Il motto originario era “Per la Patria e per il Re”, ma venne modificato successivamente con l’avvento dell’Italia repubblicana e la caduta della monarchia, nel 1946, in “Saldi nella furia dei venti e degli eventi”. Oggi, tutti i cadetti dell’Accademia Navale di Livorno che varcano la scaletta del veliero si ritrovano a centro nave, sul ponte di coperta, davanti all’attuale motto “Non chi comincia, ma quel che perservera”. Assegnato nel 1978 è un’esortazione all’impegno e alla perseveranza, a non mollare nei momenti difficili. Un richiamo per coloro che sono chiamati a salpare ogni anno e vivere per circa tre mesi un’intensa fase di addestramento durante la campagna d’istruzione.

Il Vespucci è anche il simbolo dell’eccellenza delle maestranze italiane visibile in ogni angolo della nave, a partire dalla polena di prora raffigurante proprio il celebre navigatore in onore del quale il “Nuovo Mondo” venne chiamato America. Una decorazione di cui erano dotati i vascelli più prestigiosi che solcavano i mari dal XVI al XIX secolo. Non mancano poi i dettagli caratteristici delle imbarcazioni ottocentesche a cui la nave si ispira come nel caso dei fregi che si sviluppano ai lati della prora e a poppa, ricoperti di foglie d’oro zecchino, e i fascioni bianchi e neri che ricordano le linee di cannoni di un vascello da guerra.

Ciò che però contraddistingue l’Amerigo Vespucci, sia in lontananza che “alla fonda”, ma anche quando è ancorata in porto, sono i suoi tre alberi (trinchetto, maestro e mezzana) a cui si aggiunge il bompresso a prua. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana mentre il bompresso sporge per 18 metri. C’è infine un posto che resta nel cuore e nella mente di tutti i marinai che hanno vissuto a bordo del Vespucci: la timoneria storica del veliero. Un connubio tra tradizione e innovazione con le sue quattro ruote “a caviglia” che solitamente vengono governate da otto allievi, quattro a dritta e quattro a sinistra, a dimostrazione dello sforzo di braccia che viene affrontato ogni qualvolta si riceve l’ordine di cambiare rotta.

Quattro giri completi delle ruote “a caviglia” equivalgono a un solo grado di barra. Insomma una scuola, quella che si vive a bordo del Vespucci, improntata sul sacrificio e sullo spirito di adattamento, dai turni di guardia alle manovre di vela che vengono effettuate in qualsiasi momento, se necessario, del giorno e della notte. Un altro aspetto originale sono gli alloggi degli allievi che si trovano sottocoperta. Prima della notte o nei momenti di riposo, liberi da guardie o servizi, ragazzi e ragazze srotolano la propria amaca come un tempo. Un “letto mobile” che risente di meno il rollio e il beccheggio della nave.

Ogni angolo del veliero narra episodi di storia navale rimasti nella memoria collettiva. Ne sono un esempio le fotografie in bianco e nero collocate nel quadrato ufficiali, prima tra tutte quella dell’Amerigo Vespucci ritratta insieme alla nave gemella Cristoforo Colombo oppure lo scatto che ha immortalato l’incontro, nel 1962, nel Mar Mediterraneo, con la portaerei americana USS Independence. Quel giorno dalla plancia della portaerei battente bandiera a stelle e strisce, il comandante americano, come da tradizione marinaresca, inviò un messaggio a lampi di luce chiedendo al vascello di identificarsi. La risposta fu “Nave Scuola Amerigo Vespucci – Marina Militare Italiana”. La replica del comandante statunitense fu quasi un’esclamazione: “The most beautiful ship in the world”, ossia “La nave più bella del mondo”.

Infine “la sala consiglio”, un luogo di rappresentanza dove sono avvenuti incontri tra autorità politiche, diplomatiche e militari di vario livello a dimostrazione del ruolo ricoperto dalla nave come “ambasciatrice” dell’Italia nel mondo. E’ un locale ricco di cimeli e quadri firmati da Claudus, un “pittore del mare” di fama internazionale. Dalla “sala consiglio” poi un corridoio conduce a quello che viene chiamato “il giardinetto” caratterizzato da una balconata collocata a poppa del veliero. Nave Vespucci può contare 124 comandanti che si sono alternati alla guida dell’equipaggio dal 1931 al 2025. L’ultimo in ordine cronologico è il capitano di vascello Giuseppe Lai che resterà nella storia per aver “doppiato” Capo Horn durante il giro del mondo del veliero. Tra i suoi predecessori spiccano l’ammiraglio Agostino Straulino l’ammiraglio Ugo Foschini, due ufficiali che legano i loro nomi a due imprese rimaste storiche: quella del 1965 con l’uscita dal porto di Taranto a vela con vento di tramontana secca che consentì di issare le vele e di uscire dal Mar Piccolo. L’altra, invece, è la risalita del Tamigi nel 1968 a vele spiegate.

Dal 1 luglio 2023 all’11 febbraio 2025 il Vespucci ha navigato per 20 mesi, approdando in oltre 30 porti in 28 Paesi e toccando tutti i 5 Continenti del globo.

Un tour mondiale che ha visto la Nave Scuola della Marina Militare – l’unità navale italiana più anziana in servizio – navigare a vele spiegate con a bordo gli allievi ufficiali della I classe dell’Accademia Navale di Livorno, che riceveranno nel corso della Campagna Addestrativa estiva il loro “battesimo del mare”.

Nel segno della tradizione dell’antica arte marinaresca e dell’innovazione dei suoi sistemi orientati alla tutela ambientale, Nave Vespucci porta per il mondo i valori della storia e della cultura marittima nazionale nonché l’eccellenza produttiva italiana, a sostegno dell’importanza del tema della marittimità per lo sviluppo globale.

Già Ambascia​trice UNESCO e UNICEF, Nave Vespucci durante il suo giro del mondo è il mezzo per sviluppare e consolidare collaborazioni in ambito accademico e universitario, soprattutto nel campo della ricerca scientifica e della tutela del sistema marino, promuovendo altresì gli obiettivi ambientali del World Oceans Day.​

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