Nowa Huta. Storia, memoria e futuro di una “città ideale”
La Polonia e la sua storia dovrebbero essere posti al centro dell’interesse di studiosi e di ricercatori non solo perché da Danzica e dai suoi cantieri navali si accese la scintilla che portò alla nascita di Solidarność in piena “guerra fredda”, ma perché grazie alla presenza di città come Nowa Huta è possibile comprendere il passato e il presente di una nazione che ancora oggi resta protagonista in Europa. Senza la storia della Polonia e delle sue città sarebbe impossibile capire le motivazioni di fondo di quella intensa attività diplomatica portata avanti dalla Santa Sede e da Giovanni Paolo II a favore della pace, del rispetto dei diritti umani e della dignità della persona. L’elezione a Papa del cardinale polacco Karol Wojtyla il 16 ottobre 1978, sono tutti fatti che ci riportano a rileggere la storia polacca in chiave europea. Senza la Polonia, il vecchio continente non sarebbe stato lo stesso. Senza Nowa Huta la Polonia non sarebbe la stessa. Lo dimostra il libro di Luca Palmerini che prende in esame Nowa Huta, fondata nel 1949, realizzata dal nulla e destinata alla classe operaia impiegata nell’industria pesante. Una città da visitare e da studiare per capire la storia polacca. La città, insieme alle vicine acciaierie, le più grandi della Polonia di allora, avrebbe dovuto rappresentare l’espressione materiale dell’ideologia imposta dal regime. Tuttavia si trattò di una vittoria effimera. Grazie alla caparbietà di Karol Wojtyła, allora arcivescovo di Cracovia, e di altri religiosi che decisero di seguirlo nel suo intento, Nowa Huta, la città senza Dio e senza una chiesa, finì paradossalmente per diventare uno dei più importanti baluardi della lotta per la libertà di culto religioso e per la democrazia.
In tal senso il libro di Luca Palmarini resta di fondamentale importanza per comprendere passaggi spesso sconosciuti delle vicende polacche. Persa la sua funzione ideologica, oggi Nowa Huta rappresenta una delle più interessanti testimonianze dell’applicazione del realismo socialista in architettura. La sua struttura urbanistica, chiara espressione del funzionalismo, si propone come la realizzazione della città ideale attraverso i concetti di unità di vicinato, città-giardino, città-fortezza, residenza destinata al popolo e di architettura al servizio del regime. Nowa Huta è un museo a cielo aperto, un luogo da conoscere nei suoi molteplici aspetti. Il volume Nowa Huta “città ideale” di Luca Palmarini ce ne dà assoluta conferma.
Il libro di Palmerini invoglia a riscoprire le alterne vicende polacche partendo proprio da Nowa Huta. E’ un invito a ripercorrere i momenti salienti della storia della Polonia a partire dall’anno della fondazione della “città ideale” e proseguendo per i passaggi che hanno posto al centro dell’interesse internazionale lo Stato polacco dal 1939, anno dell’invasione tedesca e dello scoppio della Seconda guerra mondiale, al 1955, anno in cui nasce il Patto di Varsavia, fino ai decenni della dittatura sovietica di Josif Stalin e gli anni dell’avvento del pontefice di Wadovice. Senza dimenticare il ruolo giocato dal Sindacato Autonomo polacco Solidarność .
“L’opera di Luca Palmarini, attingendo a diverse fonti, presenta uno studio approfondito su questo luogo e sull’unicità di un centro urbano che venne creato per diventare il modello di città ideale del socialismo – scrive lo scrittore Marcostefano Gallo -. Nowa Huta venne fondata dal nulla nel 1949. Destinata alla classe operaia impiegata nell’industria pesante, la città, insieme alle vicine acciaierie, le più grandi della Polonia di allora, avrebbe dovuto rappresentare l’espressione materiale dell’ideologia imposta dal regime. Ecco che l’autore ci accompagna attraverso i difficili momenti della nascita di una città, aggravati dall’imposizione dell’ideologia socialista su tutto il progetto. Paradossalmente, Nowa Huta, la città senza Dio, attraverso l’opposizione dei suoi abitanti venuti da ogni dove per costruirla, mostrò di non voler farsi indottrinare dal regime, diventando così uno dei più importanti baluardi della lotta al comunismo così come uno dei luoghi simbolo della lotta per la croce in Polonia”.
Chi è Luca Palmarini
Polonista e traduttore, è dottore di ricerca presso la facoltà di Italianistica dell’Università Jagellonica di Cracovia, città in cui abita da più di vent’anni. È autore di pubblicazioni scientifiche incentrate soprattutto sui rapporti storico-linguistici tra Italia e Polonia, ma anche sulla storia della lingua italiana. Inoltre, collabora con diverse riviste specializzate. Ultimamente ha pubblicato Polveri d’ambra (Ferrari Editore, dicembre 2019), una raccolta di leggende delle varie regioni della Polonia, analizzate dal punto di vista storico e geografico.
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