Perché gli italiani non occuparono Malta nel 1940
“Perché gli Italiani non occuparono Malta nel 1940?” Quante volte avete letto o sentito questa domanda in letture o discussioni inerenti la Seconda Guerra Mondiale? Oppure senza scomodare legittimi dubbi è facile incappare, in testi e documentari, sicure affermazioni del tipo “gli italiani non occuparono Malta quando essa era indifesa”.
D’altra parte, non esistono molte analisi dettagliate sul tema, in lingua italiana il testo di riferimento è sicuramente il libro di Mariano Gabriele sull’Operazione C3 (la pianificata invasione dell’isola da svolgersi nel 1942), il quale principia la sua narrazione parlando della pianificazione pre-bellica e della fattibilità di un’operazione anfibia contro malta nell’estate del 1940. Il testo citato fornisce un ottimo punto di riferimento, che è possibile integrare anche con altre considerazioni.
In questo articolo, cercherò di sfatare il mito della mancata occupazione al principio della guerra e spiegare in modo sintetico perché la conquista di Malta nell’estate del 1940 era essenzialmente impossibile per le forze armate italiane.
Pianificazione prebellica
I pianificatori militari italiani avevano studiato alla fine degli anni ’30 la fattibilità del trasporto di uomini e rifornimenti in Nord Africa nel contesto di una guerra contro Francia e Regno Unito. Il compito era considerato molto difficile a causa dell’equilibrio delle forze navali decisamente a sfavore della Regia Marina. Malta fu correttamente definita come una potenziale grossa minaccia per i convogli italiani, poiché vi poteva essere schierata una potente forza di superficie, insieme a numerosi reparti aerei. Si concludeva che l’occupazione dell’isola avrebbe risolto il problema, ma allo stesso tempo se riconoscevano le enormi difficoltà annesse (che non muteranno molto nel tempo, come vedremo).
Si riteneva, piuttosto a ragione, che una neutralizzazione dell’isola attraverso bombardamenti aerei fosse più conveniente e meno rischiosa. Una volta poi scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, la flotta inglese del Mediterraneo si spostò ad Alessandria e a Malta non furono dispiegate rilevanti forze aeree.
Con l’avvicinarsi del coinvolgimento in guerra dell’Italia, la Regia Marina tornò a studiare la questione dell’invasione di Malta. Questi sforzi si concretizzarono in un progetto ultimato per il 18 giugno 1940 (a Guerra già dichiarata) ma che confermava l’alto livello di rischio dell’impresa, non giustificato dal livello di minaccia posto da Malta in quel frangente (nessuna unità subacquea o di superfice e nessun reparto aereo). Si concludeva che, concentrando le forze in altri scacchieri contenenti obiettivi “decisivi” Malta sarebbe caduta in mano italiana come conseguenza della “Vittoria finale”. È bene ricordare come in quei giorni di fine giugno 1940, tutto pensavano ad una guerra che sarebbe finita di lì a poco e quindi non valeva la pena tentare l’impresa di Malta.
Nei seguenti paragrafi, tenterò di spiegare nel dettaglio gli elementi più strettamente pratici che fecero desistere dall’impresa i pianificatori italiani.
1. Il terreno
Qualsiasi turista che abbia la fortuna di visitare l’isola di Malta, non potrà non notare che quasi tutta la costa è caratterizzata da scogliere e fondali rocciosi, con solo una manciata di piccole spiagge sabbiose. Il terreno è roccioso e collinare nella parte nord-occidentale dell’isola e qui insistono le due località più morfologicamente adatte allo sbarco di una forza d’invasione, ovvero le spiagge di San Paolo e Melieha. La prima è lunga circa 300 metri e la seconda meno di 900m, entrambe si trovano alla fine di due baie lunghe e strette, con ovvi risvolti positivi per i difensori.
Qualora una forza d’invasione riuscisse sbarcare su tali spiagge, essa dovrebbe affrontare un terreno roccioso in salita ed essere soggetta al fuoco di artiglieria. Infatti, a pochi chilometri a sud-est, la forza d’invasione avrebbe dovuto affrontare la Victoria Line, una serie di postazioni difensive costruite nel XIX secolo. Sicuramente obsolete per gli standard del XX secolo, ma abbastanza efficaci per respingere fanteria equipaggiata con armi leggere. Oltre alla Victoria Line, numerose casematte erano state costruite in gran numero dal 1935, in tutta l’isola ma in particolare nella parte nord-occidentale.
Infine, una forza d’invasione che sbarcasse nelle suddette baie e marciasse verso sud-ovest, avrebbe trovato poco nulla di cui vivere (acqua e cibo), rimanendo quindi totalmente dipendenti dai rifornimenti sbarcati sulle spiagge.
2. I Difensori
Guardando alle forze che difendevano Malta nel giugno 1940, le fonti consultate mi hanno permesso di stimare (al ribasso) circa 11.400 uomini a difesa dell’isola, la Regia Marina nel giugno del 1940 stimava i difensori proprio intorno ai 12.000 uomini. Questo numero non include il personale della Royal Navy e della Royal Air Force. Osservando le unità che difendevano Malta (vedi Figura 1 per i dettagli), c’erano 5 battaglioni completamente equipaggiati dell’esercito britannico.
La forza di fanteria fu ulteriormente rinforzata con la costituzione del King’s Own Malta Regiment, su tre battaglioni. C’era il reggimento dell’artiglieria reale di Malta (1702 uomini), che operava la maggior parte delle batterie antiaeree e tre unità della Royal Artillery (britannica), che operavano le batterie costiere pesanti, i cannoni anticarro e parte delle batterie antiaeree.
A completare queste forze, c’erano circa 3.000 uomini della Malta Defence Volunteer Force. Si trattava di civili equipaggiati con armi da fuoco, in abiti civili per la maggior parte, essi avrebbero costituito le pattuglie anti paracadutisti e di ricognizione. Per quanto riguarda la difesa aerea, il mito dei tre Gloster Gladiator “Faith”, “Hope” e “Charity” è, ovviamente, un mito, questi nomi infatti furono inventati in seguito. Come scrive Douglas Austin, “Dodici Sea Gladiators della Fleet Air Arm erano stati lasciati a Kalafrana in casse di imballaggio quando la portaerei HMS Glorious salpò per le acque norvegesi.
Ricevuto il permesso dall’ammiraglio Cunningham, sei furono assemblati, mentre gli altri sei furono utilizzati per i pezzi di ricambio”. Alla fine di giugno, l’isola fu rinforzata dall’arrivo dello squadrone 830° della Fleet Air Arm, con aerosiluranti Swordfish. 12 Hurricanes in volo dalla Tunisia arrivarono pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia, tuttavia questi aerei erano destinati ad Alessandria e solo uno rimase a Malta fino all’arrivo di altri caccia similari in agosto.
La difesa costiera era assicurata da sette cannoni da 234mm e circa dodici da 152mm, la loro disposizione è visibile in figura 1. L’isola era inoltre circondata da circa 1.000 mine navali, molte delle quali difendevano i luoghi di sbarco più probabili, come le baie di San Paolo e Melieha.
3. Le forze italiane
Di fronte a una guarnigione di 11.000-12.000 uomini, qualsiasi piano di guerra ragionevole per un’invasione di Malta avrebbe richiesto il trasporto di una forza d’invasione almeno doppia. I pianificatori italiani nella primavera del 1940 la stimarono in 40.000 uomini, un numero che considerava le inevitabili perdite subite in tale operazione. Il problema era che trasportare e sbarcare una tale forza d’invasione era un compito arduo.
La marina italiana poteva contare su 5 navi che potevano essere utilizzate per operazioni di sbarco, queste erano classificate come “Cisterne” ed erano l’Adige e le 4 unità della classe Sesia. Erano caratterizzate da una rampa all’estremità della prua, tipica delle navi da sbarco di fine guerra. Queste unità potevano trasportare circa 500 uomini ciascuna e alcuni veicoli e cannoni pesanti, un semplice calcolo può dirci che, sebbene adatte al ruolo, non erano disponibili in numero sufficiente per l’ipotetica invasione di Malta. Come avveniva in tutte le altre nazioni, ad eccezione del Giappone, le navi da sbarco erano disponibili (se esistevano) in numeri limitati, in grado di supportare operazioni su piccola scala o “colpi di mano” condotti dalla fanteria di marina. Nel caso italiano, queste 5 navi erano in grado di trasportare l’intera forza del reggimento di marina San Marco.
I due battaglioni del San Marco disponibili nell’estate del 1940 non erano certamente sufficienti a prendere Malta, e quindi erano necessari altri uomini dell’esercito per il compito. Bisogna considerare che nessuna unità dell’esercito era addestrata per operazioni anfibie, quindi tutto l’addestramento si sarebbe dovuto fare da zero. Inoltre, solo un numero esiguo di truppe aviotrasportate era disponibile a quel tempo, ovvero un pugno di ufficiali italiane e non più di 300 paracadutisti libici, noti anche come “Fanti dell’Aria”.
Per trasportare questa ipotetica forza di sbarco, i pianificatori della marina erano consapevoli che l’unica opzione percorribile era il sequestro di bragozzi (o generalmente “galleggianti” come definiti nel documento del giugno 1940), lente imbarcazioni di legno utilizzate principalmente per la pesca e il trasporto leggero. Va da sé che tali imbarcazioni fragili avrebbero subito gravi danni (e quindi perdite umane) anche contro il tiro delle mitragliatrici leggere.
Oltre a tutti questi problemi, va anche considerato l’equilibrio delle forze navali nella regione al momento dell’ingresso in guerra dell’Italia. La Regia Marina poteva contare all’epoca solo su due navi da battaglia classe Cavour, poiché le due Littorio e le due Duilio erano in fase di approntamento.
Cavour e Cesare, insieme alla totalità delle due squadre navali, avrebbero scortato il convoglio con la forza d’invasione, procedendo a velocità molto lenta, al massimo 8-9 nodi nel migliore dei casi. Una volta iniziata l’invasione, avrebbero dovuto fronteggiare l’inevitabile intervento della flotta inglese del Mediterraneo e della Marina Francese, ancora sulla scena. Le due marine alleate disponevano di una forza di 9 corazzate schierate nel Mediterraneo, che avrebbero potuto raggiungere Malta entro 30-36 ore.
Questo lasso di tempo era, senza alcun dubbio, insufficiente per conseguire la cattura di Malta, ammesso e non concesso che gli sbarchi fossero andati al meglio. Così, una volta arrivata la flotta alleata, la Regia Marina avrebbe combattuto una disperata battaglia contro forze nemiche superiori o avrebbe dovuto ritirarsi, abbandonando la forza d’invasione al suo destino sull’isola di Malta.
Conclusioni
Va infine nuovamente ricordato che Mussolini decise di entrare nel conflitto europeo con la convinzione che la guerra sarebbe finita nel giro di pochi mesi. Tutti erano ben consapevoli che il Paese e le forze armate non erano pronte per una guerra prolungata, ma la caduta della Francia e le rassicurazioni del dittatore italiano ai suoi capi militari sulla durata limitata della guerra sconfissero ogni resistenza.
Immaginando una guerra breve, con Malta solo in grado di difendersi ma non di attaccare (poiché sia la Royal Air Force che la Navy avevano abbandonato l’isola), qualsiasi idea di invasione di Malta aveva poco senso, soprattutto visti i rischi inerenti all’operazione. A settembre divenne chiaro che la guerra sarebbe continuata ancora un po’, ma la stagione era ormai sfavorevole per qualsiasi tentativo di invasione (con tutti gli altri problemi ancora in piedi). Nell’estate del 1941, la situazione era radicalmente cambiata e gli eventi presero un altro corso.
Sperando che questa breve disamina possa aver chiarito gli essenziali aspetti “pratici” della questione, concludo con l’invito al lettore di indagare sempre affondo le questioni complesse, perché molti piccoli e grandi dettagli tecnici possono spesso stravolgere semplicistiche narrazioni o credi pregressi.
Giulio Poggiaroni
Esperto di storia navale
Creatore del canale YouTube “Italian Military Archives”
Fonti
Mariano Gabriele (1990), Operazione C3, USMM
Philip Vella, Malta blitzed but not beaten
Tullio Marcon, La mancata invasione di Malta: https://caiscuola.cai.it/wp-content/uploads/2020/03/marcon.pdf
Douglas Austin (2001), The place of Malta in British Strategic policy 1925-1943: https://discovery.ucl.ac.uk/id/eprint/1317691/1/271101.pdf
Gianluca Bertozzi, Il piano di invasione di Malta del 1940: https://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/48699
The Malta Garrison: https://www.maltaramc.com/regsurg/rs1940_1949/rmo1940.html