Quattro Giornate di Napoli: quando un monumento racconta la storia di una città. Il libro di Sara Cucciolito e Carlo Verde
Una storia, una città: quella del Monumento alle Quattro Giornate di Napoli di Piazza della Repubblica. Una testimonianza che racconta uno dei momenti più drammatici della Seconda guerra mondiale con la popolazione partenopea “resistente” contro l’occupazione nazista. Tra il 27 e il 30 settembre 1943 i napoletani e i militari che non aderirono alla Repubblica sociale italiana dopo la proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre riuscirono a liberare la città. Sara Cucciolito, architetto e vice presidente dell’Anpi Napoli, insieme a Carlo Verde, storico e docente universitario, riportano all’attenzione del grande pubblico un’opera spesso dimenticata e lo fanno con una pubblicazione che entra nel dettaglio di un simbolo costruito prima di ogni cosa per non dimenticare, per fare memoria. Un lavoro a quattro mani dal titolo Il Monumento alle Quattro Giornate di Napoli. Nascita e Rinascita di un simbolo (1964-2024), edito da Grimaldi & C. Editori, per riscoprire il capolavoro del maestro Renato Marino Mazzacurati (1907-1969), “lo Scultore della Libertà d’Italia” e vincitore, nel 1964, del Concorso per il progetto dell’opera.

L’idea di realizzare un monumento alle Quattro Giornate era stata lanciata, sin dal 1952, dai protagonisti di quei drammatici giorni di fine settembre 1943. Tuttavia la genesi dell’opera risulterà molto travagliata, sia per gli elevati costi di realizzazione che per il delicato scenario politico. La prima pietra del monumento fu posta nell’attuale piazza della Repubblica il 25 aprile del 1966, alla presenza dell’allora Presidente del Consiglio Aldo Moro: il complesso scultoreo sarà completato solo tre anni più tardi, nel 1969.
Da allora le quattro stele da cui è composto, Le Rovine, L’Olocausto, L’Insurrezione e La Vittoria sono svettate su di una base di forma stellare fino al 2008, allorquando furono smontate per la costruzione della stazione sottostante della linea 6 della Metropolitana di Napoli: sono state ricomposte in situ, dopo il restauro, solo nel 2022.

Il lavoro di Sara Cucciolito e Carlo Verde, nel restituire la storia (l’idea iniziale, il concorso, il progetto, l’esecuzione) del Monumento alle Quattro Giornate di Napoli, si assume, tra gli altri, il compito di cancellare, in una delle Piazze-simbolo della Città, uno stereotipo e di restituire una chiave di lettura corretta ai fruitori di un bene comune, soprattutto alle nuove generazioni.
Napoli, infatti, fu la città più bombardata d’Italia da parte delle forze Alleate. Furono oltre 25 000 le vittime dei pesanti attacchi. Solo nel bombardamento del 4 agosto 1943 morirono oltre 3 000 persone senza contare, poi, anche i gravi danni al patrimonio artistico e culturale come nel caso della semi-distruzione della Basilica di Santa Chiara il 4 dicembre 1942.
Napoli resta per sempre un simbolo in quanto diventò la prima città d’Europa a essersi liberata da sola dai nazifascisti. Certamente ne uscì trasformata e quasi completamente distrutta dal secondo conflitto mondiale. Era stata, infatti, il più importante porto d’imbarco e d’approdo per le truppe, le armi e i viveri destinati ai fronti del Mediterraneo, ma soprattutto dell’Africa del Nord e dell’Africa Orientale Italiana. Il capoluogo campano tra il 1940 e il 1943, proprio per questo subì decine e decine di bombardamenti. A patire, come sempre in tutte le guerre, fu la popolazione costretta a vivere perlopiù nei ricoveri, alla fame e a vagare in mezzo a cumuli di macerie. Il regime non riuscì a proteggere i cittadini napoletani e questo, nonostante la propaganda, fece perdere consenso nei confronti del regime mussoliniano. Il dissenso, poi, si fece ancora più forte nei quarantacinque giorni compresi tra il 25 luglio (giorno della caduta del fascismo) e l’8 settembre 1943 (giorno della proclamazione dell’armistizio con gli Alleati firmato qualche giorno prima a Cassibile, in Sicilia), non diedero tregua alla città. Napoli venne sottoposta alle devastanti incursioni dell’agosto e alla repressione governativa delle prime forme di rivolta antifascista e di protesta popolare.

Le “Quattro Giornate di Napoli” diventarono il simbolo della resistenza cittadina che, in realtà, si era già “organizzata” durante tutto il mese di settembre del 1943 con i primi atti di reazione di reparti militari nella prima metà del mese. Poi si passò alla forma della resistenza civile e collettiva, concretizzatasi nell’aiuto e nella protezione agli uomini che i tedeschi volevano deportare: quegli uomini che “non avevano risposto al bando di reclutamento, dando vita a una forma di disubbidienza di massa che può a ragione essere inserita nelle modalità di resistenza che caratterizzarono il Mezzogiorno e l’Italia in quel periodo. I massicci rastrellamenti che i tedeschi tentarono di operare dal 26 settembre, diedero il via all’insurrezione collettiva della popolazione; un’insurrezione che si mosse con i sistemi della guerriglia urbana, che vide la partecipazione di uomini e donne, civili e militari, giovani ma soprattutto adulti, di ogni ceto sociale, in ogni quartiere, centrale e periferico, della città (fonte: Anpi).
In quattro giorni i napoletani cacciarono dal proprio territorio nazisti tedeschi e fascisti italiani consegnando agli Alleati, il 1° ottobre 1943, una città libera. Una testimonianza che Sara Cucciolito e Carlo Verde raccontano in una nuova pubblicazione attraverso la storia di un monumento simbolo di quei giorni a sei anni di distanza dal volume Prima dell’oblio. Le Quattro Giornate a Capodimonte e l’aviere ritrovato edito da Rivista Aeronautica di cui sono stati co-autori e di cui Giorni di Storia ha ampiamente scritto e approfondito.
Il Monumento alle Quattro Giornate di Napoli. Nascita e Rinascita di un simbolo (1964-2024) è stato presentato il 21 ottobre 2024 a Palazzo San Giacomo e a visto dialogare con gli autori il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Armida Filippelli, Assessore alla Formazione Professionale della Regione Campania; Jacopo Fedi, architetto e nipote dell’artista Renato Marino Mazzacurati; l’editore Marzio Alfonso Grimaldi.

Un momento davvero intenso e partecipato, ricco di significato, introdotto e moderato da Ciro Raia, Presidente del Comitato provinciale Anpi di Napoli. La presentazione, infatti, è stata promossa dall’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Comitato provinciale di Napoli) con il patrocinio della Regione Campania e della Città di Napoli proprio in occasione dell’81° Anniversario delle Quattro Giornate di Napoli
Vincenzo Grienti
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Per approfondire la storia delle Quattro Giornate di Napoli:
“Naples 1944. War, liberation and chaos” di Keith Lowe