Quel debito di riconoscenza verso il Brasile. La storia di Costabile Manente
La storia che voglio proporre oggi agli amici che seguono questo importantissimo portale è quella di uno dei tantissimi militari italiani, i quali, sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale, tornando alle proprie famiglie, furono costretti a fare i conti con la disoccupazione, con la povertà, ma soprattutto con la “colpa grave” di aver fatto parte delle formazioni militari fasciste. È, questa, la storia di un mio familiare: il Milite della Portuale Costabile Manente, classe 1921, che coraggiosamente affrontò l’Oceano, tentando la via dell’emigrazione nel lontanissimo Brasile, allora unica speranza per sopravvivere alla fame e, soprattutto, per alleviare le sofferenza di una famiglia numerosa, che, fra l’altro, proprio in quel frangente era stata costretta a “pagare” – anche localmente – l’appartenenza del suo Capo alla stessa Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Da Castellabate alla guerra (1921 – 1945)
Costabile Manente, protagonista di queste brevi pagine, nacque a Castellabate (Salerno), nella casa avita di Corso Regina Margherita, l’8 novembre del 1921, primo maschio di Francesco Paolo Manente, allora portalettere e di Caterina Giovanna Ippolito, casalinga. La coppia aveva già messo al mondo una bambina, Anna Maria, venuta alla luce il 19 dicembre 1919, seguita, poi, anche grazie alla politica di sensibilizzazione varata dal Regime Fascista, da uno stuolo di altri figli, tra maschi e femmine, per un totale di ben nove figli. Costabile, che in famiglia verrà chiamato col diminutivo di “Puccio”, visse a Castellabate per tutta l’infanzia e la gioventù, potendo frequentare sia le Scuole dell’obbligo che la 1^ classe della Regia Scuola di Avviamento Professionale.

Costabile, in verità, crebbe, come si suol dire “all’ombra del Fascio”, soprattutto da quando il padre, Francesco Paolo, avendo aderito sin da subito al Movimento fondato da Benito Mussolini, entrò a far parte della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che nella stessa Castellabate aveva istituito, a partire dal 1924, un Comando di Manipolo, il quale rispondeva al locale Segretario del Fascio. E fu proprio in relazione a ciò che, il 1° ottobre del 1940, a pochi mesi dall’entrata in guerra dell’Italia, Costabile si arruolò volontariamente nella stessa Milizia, esattamente nella specialità della “Portuaria”, l’unica che gli avrebbe consentito di operare in località di mare. Il 23 marzo del ’41, al termine dl corso di formazione, frequentato presso la Scuola di Sabaudia, il Milite Manente fu destinato a Mentone (Francia), ove avrebbe operato nell’ambito della “C.I.A.F.” (“Commissione Italiana Armistizio Francia”). Vi rimase sino al 1° luglio del 1942, data nella quale fu mobilitato e, quindi, destinato alla 1^ Legione della Milizia Portuaria di stanza a Genova. Il 2 marzo del 1943, fu, invece, la volta del reparto mobilitato che la stessa Milizia aveva istituito a Sabaudia, onde implementare gli organici operanti in Africa Settentrionale.

Il Milite Manente raggiunse così la Tunisia il 24 marzo dello stesso anno, prendendo, quindi, parte alle operazioni militari che vi si stavano svolgendo. Catturato dagli inglesi il successivo 7 maggio (caduta di Tunisi), rimanendo peraltro ferito in combattimento (frattura dell’avanbraccio e del polso destro) s’aprirono anche per lui i reticolati del campo di concentramento, dapprima nella stessa Tunisi e in seguito in Sudafrica, ove rimase prigioniero sino al 30 maggio del 1946, data nella quale fu liberato, potendo così raggiungere Napoli, ove il successivo 31 luglio fu posto in congedo.
L’avventura Brasiliana (1946 – 2006)
Tornato a Castellabate, Costabile trovò una situazione veramente drammatica. La codarda vendetta di chi comodamente era passato tra i “vincitori”, che già si era accanita contro il padre, inizialmente “epurato” e allontanato dal suo impiego nelle Regie Poste, si sarebbe accanita anche contro di lui, per quanto il giovane non avesse commesso alcun crimine di guerra. La svolta, nella vita dell’ex Milite Portuale Costabile Manente si concretizzò il 13 aprile del 1948, allorquando il Questore di Salerno gli rilasciò il tanto agognato passaporto. Il successivo 7 di giugno, ottenuto il nulla osta da parte del Console del Brasile a Napoli, Costabile s’imbarcò sul primo transatlantico destinato in Brasile, sbarcando così a Rio de Janeiro nel corso della stessa estate del ’48. Raggiunta finalmente la bellissima San Paolo, Costabile si recò immediatamente a “Palazzo Matarazzo”, sito nella Vale do Anhangabaú, vicino al Viaduto do Chá (Viadotto del Te), allora sede delle Indústrias Reunidas Fábricas Matarazzo, ove ad attenderlo trovò uno dei più cari amici del padre, il Dottor Andrea Ippolito, marito di Donna Virginia Matarazzo, ma soprattutto ex Federale dell’Urbe e di Milano, il quale si era trasferito anche lui in Brasile, dopo essere stato rilasciato dagli Americani[1].

Come era stato già deciso, prima della partenza dall’Italia, Costabile fu assunto dai Matarazzo con la qualifica di “carpentiere”, una professione che l’ex combattente avrebbe assolto, presso le officine di Av. Celso Garcia, n. 3, per molti anni, almeno sino a quando le “Industrie Riunite Matarazzo” avrebbero retto la competizione internazionale. Costabile Manente, sempre grazie all’interessamento di Andrea Ippolito, andò ad abitare inizialmente in Rua da Alfandega, n. 170, per poi trasferirsi, tempo dopo, in Rua Toled O Barbosa, 176, appartamento n. 113, ove visse sino al matrimonio, il quale, tuttavia, intervenne tardivamente. A San Paolo, Costabile s’inserì immediatamente, tanto da raggiungere presto una buona condizione sociale, grazie alla quale, nei primi anni Cinquanta, convinse le sorelle Anna Maria, Immacolata, Lidia, Elena ed Emma a lasciare Castellabate alla volta del Brasile. Rimasero con i genitori la sorella Antonietta e i due fratelli più piccoli, Mario e Pompeo che in seguito si arruoleranno rispettivamente nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e nell’Arma dei Carabinieri. La presenza a San Paolo delle sorelle, alcune delle quali si sarebbero sposate di lì a poco, consentì a Costabile di mantenere a lungo il suo status di celibe. L’emigrante cilentano s’unì, infatti, in matrimonio solo il 2 marzo del 1967, alla veneranda età di 46 anni, con la connazionale, Nair Abate, una professoressa di pianoforte nata il 18 aprile del 1925 nella stessa San Paolo, da Antonio Abate, emigrante e commerciante napoletano e Judith Amarante.

La coppia andò ad abitare dapprima presso il vecchio indirizzo di Costabile, per poi trasferirsi, anni dopo, in località Vila Mariana, ove avrebbero trascorso il resto della vita. Dall’unione, purtroppo, non nacque alcun erede. Agli inizi degli anni Settanta, Costabile Manente era ancora un dipendente dei Matarazzo, operando presso la sede di Via Patriarca. Ciò nonostante, al di là dei risparmi di una vita, le frequenti crisi economiche che avrebbero interessato il Brasile e la stessa San Paolo non consentirono al maturo ex combattente ed emigrato cilentano di poter affrontare decentemente il futuro, ma soprattutto una vecchiaia decorosa. Fu a quel punto che l’uomo, ricordando il suo passato militare, si decise di avanzare, per il tramite Consolare, un’istanza all’allora Ministero del Tesoro, a Roma, tendente a ottenere la concessione di una pensione di guerra. Questa gli verrà concessa, a decorrere dal 1° marzo 1969, ma solo “una tantum” per la durata di due anni[2]. Trascorso tale periodo, il maturo cilentano, avvilito dagli acciacchi dell’età ma anche dal riacutizzarsi della ferite di guerra, riformulò una nuova istanza, segnalando l’aggravamento del proprio stato di salute. Per tale ragione, il 21 luglio del 1976 fu chiamato a visita medica presso lo stesso Consolato italiano a San Paolo. L’aggravamento non fu riscontrato, tanto che la Commissione Medica Superiore del Ministero del Tesoro, in data 18 settembre 1976 si pronunciò per il respingimento[3]. Ma Costabile Manente non si perse d’animo, tanto da presentare ricorso gerarchico, il quale sarebbe stato respinto anch’esso con Decreto Ministeriale del 15 marzo 1985.
Il vecchio emigrante si decise così a scrivere a Mirko Tremaglia, allora Deputato, già fondatore dei “Comitati Tricolore Italiani nel Mondo”[4], il quale già da anni era impegnato in Parlamento per favorire le condizioni dei numerosi italiani che si trovavano all’estero (dal giugno 2001 al maggio 2006 avrebbe ricoperto la carica di Ministro degli Italiani nel Mondo). Fu così che l’Onorevole Tremaglia rivolse al Ministro del Tesoro un’interpellanza parlamentare <<Per conoscere lo stato della pratica di pensione di guerra del signor Manente Costabile classe 1921 attualmente residente in Brasile>>. A rispondere all’interpellanza ci pensò, il 10 novembre del 1987, il Sotto Segretario al Tesoro, On. Puma, il quale comunicò che dal precedente 9 settembre, la pratica di Costabile Manente era stata trasmessa alla Corte dei Conti, per le relative decisioni finali, naturalmente scontate sin dall’inizio della vicenda. Oramai avanti negli anni, Costabile non si perse certo d’animo, tanto che più volte, nel corso degli anni Novanta, mi telefonò da San Paolo, pregandomi di poter fare qualcosa per lui. Ma, come tutti sappiamo, quello delle pensioni di guerra è sempre stato un tema scottante, e non solo per le casse dell’erario. Scandali e sperperi ne avrebbero accompagnato la storia, e sin dal lontano 1945. Alla fine, il povero Costabile Manente si rassegnò, comprendendo che la sua situazione economica non sarebbe certo migliorata grazie a quel Paese che aveva servito in armi, giovanissimo. La vicenda umana di Costabile Manente si sarebbe conclusa, nella sua amata San Paolo, il 24 maggio del 2006, allorquando si spense, non ancora ottantacinquenne, pianto dalla moglie e dai nipoti rimasti a vivere in Brasile, i quali non l’avevano di certo abbandonato, come, invece, aveva fatto il Paese d’origine, che era stato costretto a lasciare, quasi sessant’anni prima, in cerca di una vita migliore.
Col. (a) GdF Gerardo Severino
Storico Miitare
[1] Sull’argomento vgs. Gennaro Malzone – Gerardo Severino, Andrea Ippolito. Il federale. Storia di un italiano (Castellabate, 1903 – San Paolo del Brasile, 1992), Santa Maria di Castellabate, Digitalpress, 2019.
[2] Con Decreto Ministeriale n. 3349/54 in data 27 marzi 1971.
[3] La pensione fu, quindi, negata con Determinazione Ministeriale del 10 febbraio 1977, n. 2595209.
[4] Ne era Responsabile del Comitato di San Paolo proprio il Dottor Andrea Ippolito, Cfr. Gennaro Malzone – Gerardo Severino, op. cit., pag. 163.