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Valentina Pagani: l’artista italiana che amò Argentina, Cile e Perù

Proseguendo il nostro avventuroso viaggio volto alla scoperta di quanto è stato fatto dagli italiani in America Latina, ci siamo imbattuti nella figura di Valentina Pagani (oggi famosa con l’aggiunta del cognome da sposata, Pagani de Casorati), figlia del noto pittore romano Bartolomeo Pagani, dal quale ereditò la nobilissima passione per l’arte. Scarsamente conosciuta nel nostro Paese, la pittrice è, invece, molto famosa in Argentina, in particolare a Buenos Aires, ove visse lungamente ed ove morì, così come in Cile e in Perù, ove esercitò la sua professione di pittrice, lasciando traccia in non pochi Musei e raccolte private. Quella che segue è la sua affascinante storia, mentre l’immagine qui riprodotta del “Personaggio Femminile” dovrebbe essere, almeno secondo alcuni biografi, il suo autoritratto.

Da Roma a Lima, passando per Buenos Aires e Santiago del Cile (1883 – 1919)

Valentina Pagani nacque a Roma, ancora sotto il dominio Papale, il 25 dicembre del 1863, figlia del celebre pittore ritrattista Bartolomeo Pagani, di origini Piemontesi, e di sua moglie, Angela De Benedetti. Formatasi alla stessa scuola del padre, Valentina fu poi allieva dell’Istituto di Belle Arti di Roma, approfittandone per frequentare, con elevato interesse, le più celebri gallerie della “Città Eterna”. Ciò gli avrebbe consentito di perfezionare la sua naturale tendenza artistica, eseguendo esercizi sui capolavori più ragguardevoli composti da celebri artisti, sia italiani che stranieri. Nel 1879, Valentina Pagani ottenne la patente di nomina ad insegnante di disegno presso le Scuole Normali e Magistrali del Regno d’Italia, così come presso la stessa Accademia di Belle Arti di Roma. In realtà, Valentina avrebbe esercitato tale professione solo per qualche anno. Agli inizi degli anni Ottanta, l’artista romana avrebbe, infatti, seguito il padre Bartolomeo in una sua nuova avventura: quella di emigrante in America Latina, esattamente in Cile, ove si sarebbe stabilito nella bellissima Santiago, già allora fulcro consistente della Colonia italiana in quel Paese. Di lì a poco, Valentina avrebbe ripreso anche l’insegnamento della pittura, assunta presso il celebre Collegio del Sacro Cuore, in Valparaiso. Già nel 1884 la troviamo, quindi, citata in una nota rivista dedicata alle Arti e alle Lettere[1].

 

Il 1884 sarebbe stato, inoltre, anche l’anno della sua vera svolta in campo professionale, così come in quello umano. Fu, infatti, proprio nel corso di quell’anno che, nella stessa Santiago del Cile, la pittrice romana avrebbe partecipato all’Esposizione Nazionale, aggiudicandosi in premio una medaglia d’oro, così come avrebbe coronato il suo sogno d’amore, unendosi in matrimonio, sempre in Santiago, con Humberto Casorati, figlio di Don Juan e di Clelia Ferrari, entrambi esponenti di spicco della Comunità italiana in Cile. Il Casorati, Maestro di óboe, era anche un Professore di musica già allora molto famoso nel Paese andino, ma ciò non gli avrebbe impedito di seguire l’adorata moglie nelle sue “peripezie artistiche” in giro per l’America Latina. I coniugi Casorati raggiunsero una prima volta l’Argentina nel 1890, stabilendosi quindi nella stessa Capitala federale, Buenos Aires[2]. L’avventura Argentina non andò bene, ragion per cui Valentina Pagani de Casorati, come ormai firmava i propri quadri e le sue altre opere artistiche, “volse lo sguardo” verso il Perù, decidendo di trasferirsi a Lima, l’antica Capitale del Verreinato spagnolo, fulcro d’arte e di storia, ma anche località che dava ospitalità a non pochi italiani, come abbiamo più volte ricordato su questo portale storico. Non solo, ma Lima avrebbe consentito al Prof. Humberto Casorati di farsi apprezzare, non solo come abile Maestro di óboe, ma soprattutto come docente di musica presso alcune prestigiose Scuole cittadine[3]. In Perù anche Valentina Pagani divenne famosa e conosciuta nei salotti bene della Capitale, essendosi resa celebre per via dei suoi ritratti, magnifiche rappresentazioni di quella pittura plastica appresa dal padre Bartolomeo e della quale sarebbe stata una delle massime esponenti, così come per la realizzazione di splendidi arazzi[4]. Sempre a Lima, la Pagani avrebbe perpetuato la sua passione per l’insegnamento, anche se questa volta limitatamente al settore privato. Come ricorda, infatti, un Dizionario Biografico del 1899, Valentina Pagani de Casorati: <<…poscia si trasferì a Lima nel Perù dove diede per qualche tempo lezioni private essendo molto rinomata specialmente fra le ricche famiglie della città>>[5]. Fra i suoi allievi vi sarebbe stata anche la nota pittrice peruviana Clotilde Ponas de Osuna, la quale nel 1892, in occasione di un concorso artistico, avrebbe vinto una medaglia d’oro[6]. E di concorsi artistici, Valentina Pagani de Casorati ne avrebbe frequentati diversi anche lei, ricordano, fra gli altri, la sua partecipazione alla nota “Esposizione della Società Cooperativa di Roma“, ove espose le sue opere sia nell’edizione del 1895 che in quella del 1896. E fu proprio in quegli anni che la famiglia Casorati-Pagani si sarebbe trasferita definitivamente a Buenos Aires, città ove Valentina avrebbe aperto un proprio studio in Calle de la Piedad, n. 1707. Nella città porteña, la pittrice romana ebbe quindi modo di partecipare all’Esposizione Nazionale di Buenos Aires nel 1898 e nel 1899, riscuotendo lo stesso successo avuto in occasione dell’Esposizione Internazionale del Guatemala, nel 1896.

Valentina Pagani Casorati

Non solo, ma nello stesso 1898 avrebbe ricevuto il grande onore di prestare al noto Salone dell’Ateneo di Buenos Aires due sue celebri opere: “Ritratto della Signora X” e “Carnevale”. Anche in Argentina, così come era già accaduto in Cile e in Perù, Valentina avrebbe firmato non pochi ritratti di personalità celebri, peraltro ricevendo specifiche commesse anche dal Brasile e dagli Stati Uniti d’America. Secondo alcune fonti biografiche, Valentina Pagani de Casorati si sarebbe spenta a Buenos Aires nel corso del 1919, notizia priva di fondamento in quanto ancora nel 1925, non solo firma ancora i suoi quadri, ma la troviamo anche presente a Roma, con una sua mostra personale. Come ci ricorda la cronista Antonietta Maria Bessone Aureli, la Pagani espose i suoi quadri nelle sale della celebre “Galleria Fiamma”, in via Principessa Clotilde, nel corso di una personale inaugurata il 25 ottobre di quell’anno[7]. In tale circostanza la commentatrice d’arte concluse così la sua corrispondenza: <<L’odierna mostra è ricca di ricordi della sua lunga emigrazione ed è eloquente manifestazione del suo valore. Vigorosa nei tratti del suo pennello la Sig. Casorati si diletta di bellissimi effetti di luce tratti da lampade in ambienti chiusi, ed è una sua qualità veramente originale. Anche le sue nature morte ed i fiori impressionano gradevolmente. Auguriamo all’artista reduce nella sua città natia tutte le soddisfazioni che merita>>[8]. Il successo riscontrato nella sua amata Roma avrebbe indotto la Pagani a ritentare la sorte anche l’anno seguente, proponendo un’altra personale presso il Foyer dell’ormai scomparso Teatro Nazionale di Roma.

Purtroppo, di questa grande artista italo-latino-americana si perdono le tracce nel corso del 1934, anno in cui Valentina avrebbe firmato il suo ultimo quadro dal titolo “Gattini”, specificando di essere “Vedova Casorati”. Il dato anagrafico certo è purtroppo sfuggito anche ai noti Petriella e Sosa Miatello, i quali lo omettono nella modesta biografia che dedicarono alla grande artista, nel corpo del loro celebre Dizionario del 1976, edito dalla benemerita Società Dante Alighieri[9]. Al di là di questo, Valentina Pagani Casorati rimane comunque una delle più grandi italiane votate all’arte che hanno reso celebre il nostro Paese in Nazioni come Argentina, Cile e Perù ove ebbe modo di vivere completamente la sua vocazione, ma soprattutto di apprezzare e immortale le straordinarie bellezze naturali di quell’immenso Continente.

Col. (a) Gerardo Severino
Storico Militare

[1] Cfr. <<Revista De Artes y Letras>>, n. 9, Santiago, 15 novembre 1884, p. 441 ed ancora Luis Allianez Urqueta, La Pintura en Chile, Santiago, 1928, p. 36.

[2] Cfr. Jorge F. Sergi, Historia de los italianos en la Argentina, Buenos Aires, Editoria Italo-Argentina, 1940, p. 474.

[3] Cfr. Manuel Moncasa y Covarnubias, Diccionario Teatral del Perù: Indice de Artistas Naciolanales y Estranjeros, Lima, Radiola y Berrio Editores, 1905, p. 43.

[4] Cfr. Sofia Karima Pachas Maceda, Los artisos plasticos de Lima, 1891 – 1918, 2008,

[5] Cfr. Dizionario Biografico degli Italiani al Plata, Buenos Aires, Editori Barozzi, Baldissini & Cia, 1899, pag. 251.

[6] Ivi, p. 252.

[7] Cfr. Antonietta Maria Bessone Aureli, “Mostre Personali”, in <<La Donna Italiana. Rivista Mensile di lettere, scienze, arti e Movimento Sociale Femminile>>, n. 12, dicembre 1925, p. 903.

[8] Ibidem.

[9] Cfr. Dionisio Petriella e Sara Sosa Miatello, Diccionario Biografico Italo-Argentino, Buenos Aires, Asociación Dante Alighieri, 1976, p. 504.